Holly: recensione del film di Fien Troch #Venezia80

Prossimamente nei cinema italiani con Minerva Pictures.

Holly film recensione

Fien Troch, regista belga, presenta Holly in Concorso a Venezia 80. Un racconto di crescita che mescola mito e realtà dove tutto è nelle mani di una giovane ragazza di 15 anni, alla quale forse si chiede troppo. Dopo aver già trionfato nella sezione Orizzonti con il precedente Home, la regista belga prende le redini di questo progetto cercando un po’ più di libertà creativa, cosa che sicuramente si ritrova in questo ultimo lungometraggio. La capacità di osare per abbattere barriere e spingersi oltre. Durante il processo creativo del film, infatti, c’è stata la volontà di rendere Holly un film corale ma è stata abbandonata immediatamente mettendo al centro questa protagonista problematica e complessa anche nella sua messa in scena.

Una ragazza normalissima che improvvisamente viene accreditata di un talento speciale, in una comunità che è molto ricettiva nei confronti di qualcosa di “soprannaturale” a causa di un evento tragico che fa da premessa al film. Una favola moderna che per citare un film italiano sempre presenta a Venezia negli anni passati ricorda La santa piccola per impostazione e soggetti della trama.

Holly, la trama

La quindicenne Holly chiama la scuola per dire che resterà a casa per tutto il giorno. Poco dopo, nella scuola scoppia un incendio che uccide diversi studenti. La comunità, toccata dalla tragedia, si riunisce per cercare di guarire. Anna, un’insegnante, incuriosita da Holly e dalla sua strana premonizione, la invita a unirsi al gruppo di volontariato che gestisce. La presenza di Holly sembra portare tranquillità, calore e speranza a coloro che incontra. Ma presto le persone iniziano a cercare Holly e la sua energia catartica, chiedendo sempre di più alla giovane ragazza.

Fede e mito: due facce della stessa medaglia. Holly si muove su questo confine senza mani sfociare nell’uno o nell’altro. L’elemento paranormale che dà però il via alla premessa del film e tiene chiara la linea della trama fino alla fine mistica della pellicola. Cathalina Geeraerts interpreta Holly in modo enigmatico e complesso, l’attrice riesce a trasmettere allo spettatore il disagio di portare avanti questo “lavoro” che quasi immediatamente diventa ancora più tortuoso per la giovane adolescente. È come, infatti, se per tutto il film si portasse avanti anche la crescita di lei come giovane donna in un mondo in cui le persone sono sempre pronte ad approfittarsi di te.

Holly film

La strega

Nella premessa del film scopriamo come la famiglia di Holly, in particolare lei e il fratello, vengano bullizzati a scuola, etichettati come gli strambi del liceo. L’incidente a scuola non fa altro che aumentare queste voci solo che le persone della comunità di Holly hanno toccato con mano il suo potere. Il potere di riuscire a far sorridere le persone anche solo per un attimo e donare loro il buon umore. Ma Holly non fa solo questo agisce anche in modo diretto su persone colpite da malattie, la impongono anche contro la sua volontà come una specie di giovane profeta, una santa, quando il suo soprannome a scuola era “la strega”. Nonostante il film giochi molto sul tema dei miracoli, la fede non viene mai menzionata. Anche l’associazione inglese tra il nome Holly e Holy (santa) richiama questo dualismo che Fien Troch tende a portare in scena.

A questo racconto si contrappone una sorta di fanatismo religioso. Le persone si vogliono approfittare di Holly e del suo potere soprannaturale al punto che lei arriva a farsi pagare per le sue prestazioni. Un film che tende molto a rimarcare questo aspetto quando la macchina da presa si sofferma sui gioielli e sulle scarpe che Holly compra con questi soldi. Poi però, come prosciugata da questa vita, il suo umore cambia. Come se si aspettare ancora che qualcosa di terribile stia per accadere. Anche il finale lascia comunque parecchi punti in sospeso per un film dalla trama parecchio semplice e poco articolata.