Lubo, il “film nomade” di Giorgio Diritti presentato a Venezia 80

La conferenza stampa di Lubo

Alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, oggi è il giorno di Lubo di Giorgio Diritti. Nel film, Franz Rogowski interpreta il nomade Lubo, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli, che, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia, secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.

 

La stesura di Lubo

Alla conferenza stampa tenutasi questo pomeriggio, il regista ha raccontato dell’incontro con questo libro e di come ha deciso di trarne una sceneggiatura: “Un po’ di anni fa un’amica mi ha parlato di questo romanzo di Mario cavatore che parlava di questa vicenda particolare e ho avuto occasione di incontrare Mario con cui ho anche condiviso tante serate in compagnia fin quando c’è stato il romanzo mi ha colpito perché raccontava di questa vicenda un po’ particolare avvenuta in Svizzera in un paese che nell’immaginario comune e simbolo di democrazia e grande civilita. Questa storia è specchio dell’incapacità dell’uomo di capire la diversità che a mio avviso è invece di grande valore“.

Rispetto al romanzo ho scelto un percorso differente sono stato molto di più sul protagonista perché mi sembrava interessante vivere con lui uomo che vive la sua normalità di artista di strada e a cui viene addosso qualcosa di molto drammatico che gli modificherà la vita. Importante sentire risvolti di questo in un uomo che vive l’angoscia della solitudine ma lotta comunque per avere un futuro. I protagonisti e le vicende parlano anche a noi in fondo i film sono dei viaggi un po’ onirici che spesso toccano anche la nostra coscienza ed è una delle grandi magie del cinema darci occasione di ripensare al valore della vita è degli altri“.

L’interpretazione di Rogowski

Franz Rogowski, internazionalmente noto come un interprete camaleontico, ha poi approfondito il suo lavoro sulle varie identità del personaggio e in che maniera questa storia lo ha toccato personalmente. “Questo carattere e una combinazione della storia nostra, della nostra identità europea. Collaborazione di costume, quello che è scritto, crei ogni giorno un piccolo pezzo di questa vita e diventa quasi sempre qualcosa che non ti aspettavi ma e il risultato della vita che hai avuto con questi artisti attorno. Ho studiato il testo, tre lingue che non sono le mie, un sacco da preparare in modo tecniche“.

Valentina Bellè è Margherita

Valentina Bellè ha espresso la sua gratitudine a Diritti per averla coinvolta in un progetto di tale rilevanza: “Ci siamo incontrati con Giorgio un anno fa e abbiamo fatto una lunghissima chiacchierata in cui ho avuto l’impressione che cercasse la persona prima del personaggio. Sul set nasce poi effettivamente quello che si vedrà e ti sorprende sempre non puoi mai prevedere cosa succcede. Tutti e due hanno subito il contesto della guerra in modi diversi. Margherita e una possibilità di amore sincero e tenerezza“.

L’internazionalità di Lubo

L’internazionalità è sicuramente la caratteristica produttiva che più identifica Lubo. I produttori del film hanno, a questo proposito, sottolineato come “il cinema italiano guarda oltre i suoi confini, è stato come scalare una montagna. Il film ha una grande complessità in più lingue, location storiche. Anche noi siamo diventati come il carro di LUBO, persi in un itinerario in cui era impossibile incastrare clima, riprese e necessità“. “Un film nomade pieno di eroi un sacco di lingue avventura straordinaria gestazione lunga e grazie alla tenacia di Giorgio come Rai cinema siamo molto orgogliosi e ringraziamo Giorgio“.

Infine, una riflessione sulle istituzioni e sulla violenza che ne deriva quando le leggi sono sbagliate: “Siamo molto vicini a una guerra che dura da tanto e di cui si raccontava qualche mese fa di bambini ucraini rapiti dai russi. Uno dei limiti dell’umanità malgrado gli sforzi e che gli errori ritornano. Ho avvertito la necessita di raccontare storia legata anche al cercare di dare un significato politico nel senso di sensibilizzare raccontando per che le persone abbiano un atteggiamento vigile nei confronti di tutti quegli elementi che portano a fare qualcosa contro la vita. In un ambiente di violenza subita spesso nasce una reazione il nostro protagonista ha un grande onore di farsi carico di una scelta responsabile per fare qualcosa per quei famigliari che sono ancora a lui vicini“.

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