Honey 2: recensione del film di Bille Woodruff

Honey 2

Seguendo la scia positiva del primo lungometraggio, il regista Bille Woodruff ci presenta Honey 2. Maria (Katerina Graham), dopo aver passato un periodo in un carcere minorile, fa ritorno nel suo quartiere, il Bronx. Le sue intenzioni sono chiare: stare lontana da tutte quelle persone che fino a quel giorno erano riuscite a metterla nei guai. Immersa nella sua passione più grande, la danza, si unisce ad un gruppo di ballerini, con talento ma ancora alle prime armi. Il passato però è pronto a farle di nuovo visita.

 

In Honey 2 la Dance Battle Zone diventerà il campo di battaglia in cui sconfiggere a passi di danza i fantasmi del suo trascorso. Non aspettiamoci che il sequel di Honey mostri qualcosa di originale ed inaspettato: la trama non mostra punti di forza e non è adeguatamente sostenuta da caratteri avvincenti; lo spettatore si trova così di fronte ad un ennesimo lungometraggio sulla cultura hip-hop, il quale naviga sulle stesse rotte di Step-up, Shall we dance o Street dance, perdendo totalmente di vista quei film che hanno dato lustro al genere.

L’assenza di una protagonista di spessore in Honey 2 non aiuta di certo la pellicola togliendo al pubblico l’unica motivazione per recarsi in sala a vedere questo lavoro. In una distesa desolata si staglia in lontananza una verde oasi: la fotografia (David Klein) può risultare l’unico punto degno di nota. Il direttore mostra grandi doti artistiche riuscendo ad interpretare al meglio questo processo creativo. Catturano pienamente lo spettatore le numerose scene di ballo, incorniciate da una colonna sonora accattivante e coinvolgente.

Per gli appassionati saranno sicuramente 110 minuti piacevoli, ma questo lungometraggio non otterrà di sicuro gli incassi del primo episodio, lasciando il più vasto pubblico insoddisfatto. Per il verdetto aspettiamo l’uscita nelle sale che sarà il 5 Agosto 2011.

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