I 400 giorni – Funamboli e Maestri: recensione del docu-film di Emanuele Napolitano e Emanuele Sana

Il docu-film è stato presentato al Torino Film Festival nella sezione “Fuori Concorso – Ritratti e Paesaggi”

“Ogni fotogramma de I 400 giorni è uno spaccato di vita; una testimonianza che offre al pubblico sia l’effetto del luccichio dei riflettori, sia il lato intimo e introspettivo di una professione che richiede impegno e dedizione. Da pittore ritrattista, a guidarmi nel progetto è stata la possibilità di filmare veri e propri ritratti in tempo reale. Attraverso i sorrisi, gli sguardi e la totalità dei volti di ogni personaggio (nei filmati d’archivio o nelle riprese realizzate per l’occasione), ho voluto realizzare un grande dipinto del mestiere dell’attore: un ponte ideale tra la fissità della tela e il dinamismo dell’immagine-movimento” (E. Napolitano).

Presentato al 41° Torino Film Festival nella sezione “Fuori Concorso – Ritratti e Paesaggi” e diretto dal duo registico composto da Emanuele Napolitano e Emanuele Sana – con la collaborazione del talent manager Daniele OraziI 400 giorni – Funamboli e Maestri è un film di genere documentario della durata di 70 minuti.

Un viaggio alla scoperta del significato di essere attori e del voler dedicare la propria esistenza all’attività artistica; un viaggio dietro le quinte tra volti giovani e sognanti, per scavare nell’intimità dell’animo umano e scoperchiare speranze e delusioni che da sempre ci accomunano.

I 400 giorni – Funamboli e Maestri: la trama

I 400 giorni – Funamboli e Maestri nasce al termine del progetto DO Tour Casting intrapreso nel novembre del 2021 e si configura come il tentativo di assemblare e dunque raccontare il grande lavoro di ricerca svolto dall’agenzia DO Cinema per radunare talenti da tutto il territorio nazionale. Le lunghe peregrinazioni di Orazi e colleghi, costantemente in viaggio tra Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli e Maratea, trovano sfogo in una serie di video testimonianze all’interno delle quali il manager non è però che una comparsa o, talvolta, una voce fuori campo. I veri protagonisti sono ventiquattro aspiranti attori che, a partire dal giorno del fortunato provino, si sono imbarcati in un’avventura che ha permesso loro di mettersi alla prova con il più grande sogno professionale e di vita di ciascuno. Un’avventura che Napolitano e Sana hanno provato a restituire attraverso l’allestimento di un vero e proprio mosaico generazionale che parla di paura, di emozione, di voglia di farsi vedere e ascoltare. Perché oltre l’artista possa emergere la persona, con tutte le sue fragilità, con i suoi mille e più volti e con l’ambizione di dare forma a un’esigenza che muove da dentro.

Una lettera d’amore al mestiere di attore

D’altro canto dove nasce una passione? In quale momento della nostra vita scegliamo quella che ci auguriamo diventi la nostra strada? Napolitano, Sana ed Orazi non conoscono ogni risposta. Ed infatti, I I 400 giorni – Funamboli e Maestri non è concepito come guida o mappa d’orientamento per muovere i primi passi nel mondo dell’arte. Il docu-film è piuttosto una lettera d’amore alla professione attoriale in quanto tale, al suo significato più profondo e al contempo inafferrabile.

Delicatamente montato a comporre un affresco di visi e voci da ogni parte d’Italia, l’opera – temporalmente e cronologicamente suddivisa – documenta così ogni fase del progetto DO Tour Casting, mostrando le prime scremature dettate dallo scouting, il recruiting definitivo e la conseguente tappa accademica; arrivando infine a inquadrare gli aspiranti artisti in occasione del loro primo red carpet veneziano. E così come numerose sono le giovani facce chiamate ad alternarsi rapidamente sullo schermo, altrettanti sono i personaggi che, estrapolati da vecchie interviste e materiale d’archivio, tornano “in vita” e arricchiscono il presente. In un coinvolgente ping pong tra ieri e oggi creato per richiamare l’universalità di un mestiere che non conosce epoca. Né tantomeno si piega a logica e razionalità.

i 400 giorni

I 400 giorni – Funamboli e Maestri: lo stra-ordinario quotidiano

In un gioco audio-visivo di continue sostituzioni e sovrapposizioni, il film vaga trasportato dalle metafore che ne compongono il ritmo. Così che la vita del divo e del teatrante diventino un’onda di continue possibilità, l’audizione un romantico primo appuntamento e la condizione d’attore – impregnata di una sensazione di costante precarietà – continui a oscillare tra morte e rinascita.

Rimane lo spazio per alcuni consigli, per i microfoni affidati a chi già ci è passato e ora guarda quasi con malinconia alle orme lasciate sulla sabbia. C’è tempo persino per feste e foto ricordo, inserite nella magnifica e iconica cornice del Lido. Eppure, quel che davvero sopravvive de I 400 giorni – Funamboli e Maestri, è la consacrazione di ciò che per sua natura è stra-ordinario, di ciò che è e sempre rimarrà inutile, di quanto è misterioso e insieme così maledettamente chiaro.

Perché per rubare le parole di Alberto Sordi poste in incipit al film: “Interessante eh questo nostro mondo cinematografico. Il nostro cinema, il cinema italiano; un cinema del quale si dicono tante cose. Lasciamo pure che le dicano, noi continuiamo a lavorare nel nostro piccolo”.