I Want to Be a Soldier: recensione del film di Christian Molina

I Want to Be a Soldier

In I Want to Be a Soldier Alex è un ragazzino con le idee molto chiare. La sua camera e i suoi pensieri sono invasi dal desiderio e dalla convinzione di voler diventare da grande un astronauta, e anche il capitano Harry, suo amico immaginario che di professione fa l’astronauta, lo incoraggia in questa direzione. I genitori di Alex non si curano troppo di lui, impegnati come sono nella gestione della casa e di una gravidanza che sembra metterli in difficoltà. Alex dal canto suo continua a pensare ad Alpha Centauri, e al futuro luminoso che lo attende. L’arrivo a casa dei due gemelli sconvolgerà questo fittizio equilibrio. Il bambino si sentirà messo da parte e il padre, per mitigare il disagio del figlio, gli metterà il camera una tv. Alex, bombardato dalle immagini di violenza e di guerra che inondano qualsiasi canale, metterà da parte il suo sogno e comincerà ad accarezzare l’idea di diventare un soldato. Il suo stesso amico, il capitano Harry, si trasformerà in un caporale che lo istiga alla violenza. I genitori, incapaci di gestire questo cambiamento, asseconderanno il figlio, fino al triste epilogo.

 

I Want to Be a Soldier è stato presentato lo scorso anno al Festival del Film di Roma, vincendo il premio Marco Aurelio per la categoria Alice nella città, sezione che riserva sempre piacevoli sorprese. I Want to Be a Soldier appare da subito molto complesso, perché affronta diversi argomenti scottanti, su tutti la cattiva influenza che la tv e la violenza che essa trasmette hanno sui più giovani. In secondo piano nel film si parla anche dell’inadeguatezza di alcuni genitori ad affrontare da soli i malesseri dei figli, ma anche del ruolo fondamentale di aiuto che ha la scuola.

Nel caso in questione la scuola è molto più presente della famiglia, a livello di interesse per i bambini, ma come I Want to Be a Soldier stesso spiega, forse con toppa crudeltà, la scuola non basta, e la famiglia deve prendersi le sue responsabilità. Proprio questo aspetto è un po’ passato sotto silenzio da Christian Molina, regista che dimostra un buon talento nel raccontare, ma soprattutto nel creare atmosfere, avvalendosi di una fotografia contrastata e di un ottimo insieme di attori. A partire dal piccolo Fergus Riordan che con efficacia mostra i turbamenti e anche la violenza pura, quella ingenua e senza remore di un bambino, fino ai grandi Danny Glover e Robert Englund, I Want to Be a Soldier, anche se con qualche lacuna, si presenta come un affresco nudo e crudo di uno spaccato di vita, mostrando le estreme conseguenze di scelte e azioni che troppo spesso vengono sottovalutate. In una piccola parte figura anche Valeria Marini, che del film è stata uno dei produttori.

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