Il colpo del cane: recensione del film con Edoardo Pesce

Il colpo del cane recensione film

Arriva al cinema Il colpo del cane, il nuovo film di Fulvio Risuleo, con protagonista Edoardo Pesce. Ne Il colpo del cane, Rana (Silvia D’Amico) e Marti (Daphne Scoccia) sono due ragazze precarie che vivono alla buona. Per puro caso Marti decide di guadagnare soldi facili nel weekend facendo la dog-sitter, e debutta nel suo nuovo lavoro occupandosi di Ugo, il bulldog francese di un’anziana signora. Mentre Marti è al parco con il cane il dottor Mopsi (Edoardo Pesce), un veterinario un po’ strano, le si avvicina per proporle di far accoppiare Ugo con la sua cagnolina della stessa razza. Cosa decideranno le ragazze?

 

È bello quando il cinema italiano esordisce in sala – e assieme a Tarantino –  con un piccolo film intelligente e finalmente nuovo, il punto di vista di un giovanissimo regista che sa il fatto suo. Nonostante i suoi 29 anni infatti, Fulvio Risuleo (regista di Guarda in alto e dei corti Lievito Madre e Varicella, portati a Cannes) non è un novellino dietro la macchina da presa, e in questa pellicola lo dimostra perfettamente.Intanto fa un’operazione molto intelligente: prende un punto di vista assolutamente nuovo, un cane vincente, delle solitudini immeritate e racconta in maniera incontrollata e fluida una ‘non storia’ che dura una manciata di ore.Per farlo sceglie un cast assolutamente improbabile nel ruolo e non solo lo rende credibile, ma lo amalgama per bene, realizzando un mix interessante.

È infatti interessante vedere un Edoardo Pesce, fresco di Dogman, vestire i panni di un metallaro un po’ tristone dai sogni spiegazzati e con un cuore d’oro. Così come spiazza vedere le co-protagoniste Silvia D’Amico e Daphne Scoccia in ruoli più leggeri e fumettistici, che si barcamenano in una periferia romana più caleidoscopica che grigio fumo. La costruzione dei personaggi, caricaturale fino allo stremo, regge fino alla fine così come la loro mini-interazione. Ricalcando uno schema narrativo che si prende gioco del thriller in maniere ‘gigiona’, il film è diviso in due parti, felicemente sbilanciate, che si uniscono in una sintesi evocativa finale.

La prima parte, quella di Rana e Marti scorre veloce e leggera senza un vero perché; la seconda, gioiosamente introspettiva e romantica del Dott. Mopsi, più dilatata e ovattata, che arricchisce di significato la l’intera pellicola. Il protagonismo di questi looser metropolitani si avvicenda a staffetta sulla scena di un film in cui a trionfare è il solo bulldog Ugo, in un mix paradossalmente vincente.

Il colpo del cane, come racconta la stessa pellicola, nella Roma antica si riferiva al triplo 1 nel lancio dei dadi, la combinazione che inevitabilmente portava alla sconfitta e che aveva una percentuale bassissima di uscire fuori da un tiro. Ed è proprio sulla sfortuna che si basa la ballata di Marti e di Orazio/Mopsi, protagonisti che proprio dalla sfiga più nera sono legati – così come nella struttura filmica – a doppio filo. La sfortuna di vivere in una dimensione sociale che ti tiene ai margini, in cui una forza respingente ti sbatte via dal centro alla periferia del mondo, come dalle auto in corsa nel film.

Questo lavoro di Fulvio Risuleo, prodotto da Revok Film e distribuito Vision, rappresenta un punto di vista nuovo e fresco nel panorama della ‘cinematografia giovane italiana’. Sicuramente l’abitudine del regista a firmare cortometraggi (sua è anche il Caso Ziqqurat, serie web non lineare) slega leggermente le due micro vicende, rendendo tutto meno cinematografico e più da micro schermi. Ma l’abilità di dare spessore a piccole clip leggere – soleggiando gli aspetti dark e ombreggiando gli eccessi di vivido – rende questa pellicola estremamente piacevole, molto anni novanta, e che merita assolutamente di essere vista.

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