Il Ministro – L’esercizio dello Stato – Recensione

il-ministro-l-esercizio-dello-statoUna telefonata in piena notte e Bertrand Saint-Jean, Ministro dei Trasporti, si trova di fronte un’emergenza cui deve dare immediata soluzione. Un incidente spaventoso ha coinvolto un pullman carico di studenti, causando numerose vittime e feriti gravi. Bertrand abbandona così moglie e oniriche visioni notturne per recarsi sul posto, pronto a tamponare le conseguenze mediatiche di un evento così tragico.

 

Si apre così Il Ministro – L’Esercizio dello Stato (L’exercice de l’État), film drammatico del francese Pierre Schoeller, già vincitore del Premio FIPRESCI per la selezione ufficiale Un Certàin Regard al Festival di Cannes 2011 e di tre César, rispettivamente Miglior sceneggiatura, suono e attore non protagonista a Michel Blanc, che interpreta Gilles, direttore di gabinetto e braccio destro del Ministro Saint-Jean (Olivier Gourmet).

Schoeller ci trasporta direttamente all’interno dei palazzi del potere, fra conflitti, pressioni, compromessi, mostrandoci i retroscena e le contraddizioni dell’amministrazione. Non è, però, un documentario di burocrazia. Il vero nocciolo del film è un ritratto profondamente umano, un’analisi del Ministro e dell’uomo Bertrand, sublimata dall’oneroso e tormentato conflitto fra ambizione personale e responsabilità pressanti. La solitudine di un politico che si assume seriamente le proprie responsabilità, schiacciato dall’incarico e da ciò che rappresenta di fronte al popolo francese. Il Ministro – L’esercizio dello Stato posterBertrand Saint-Jean è lontano dall’uomo senza macchia, è umano a tutto tondo, con le proprie pulsioni e ambizioni, in lotta fra il giusto e ciò che va fatto. Ruolo mirabilmente impersonato da Olivier Gourmet, capace di incarnare entrambi i lati del suo personaggio, politico e privato, di trasmettere l’angoscia delle decisioni, che a volte dovranno andare contro i principi personali, pur di mantenere un posto privilegiato. Non da meno la spalla Michel Blanc, attore poliedrico, qui perfetto in un ruolo formale ma forte, simbolo di Stato. La pellicola offre allo spettatore una sensazione straniante, a tratti inquietante, data dalla disabitudine ai meccanismi della politica e dalle immagini surreali e visionarie che fanno da intermezzo alla narrazione, allegorie sottili ma dal significato profondo. Un senso di distacco tra mondo politico e civile rappresentato al meglio da Sylvain Deblè, nel ruolo dell’autista neo assunto Martin. Personaggio silenzioso che osserva, senza esprimere mai un giudizio, un mondo agli antipodi dalla sua condizione umile da precario. Un silenzio che è arguta metafora dell’odierna incomprensione e incomunicabilità tra politica e popolazione civile.

Un film complesso, ben costruito dalla capacità registica di Schoeller, con un montaggio che permette di non annoiare lo spettatore. Il merito della riuscita della pellicola va, però, anche alle stupefacenti interpretazioni di attori navigati come Olivier Gourmet e Michel Blanc, affiancati dal sorprendente non professionista Sylvain Deblè, meritevole di altre occasioni cinematografiche. Il Ministro – L’esercizio dello stato, non è un film immediato. Le immagini vanno osservate con accuratezza, le conversazioni seguite, l’insieme compreso. Un titolo di qualità, tutt’altro che noioso, da guardare, però, alla ricerca di qualcosa di più di un semplice svago, dotandosi dell’attenzione necessaria.

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