Il mio Godard: recensione del film di Michel Hazanavicius

Il mio Godard recensione film

Nel 1967 Jean Luc Godard realizza La Cinese, tra i protagonisti c’è Anne Wiazemsky. I due si innamorano e si sposano. Il film non riceve un buon riscontro e Godard entra il crisi. Il ’68 e la rivoluzione non fanno che peggiorare la sua situazione personale del regista che arriva a mettere in discussione se stesso, la sua relazione e la sua arte.50 anni fa si pensava che il mondo si potesse cambiare. Con la rivoluzione socialista, essenzialmente, con le idee nuove di giovani attivisti, creativi e quant’altro. 50 anni dopo, ancora ragioniamo su cosa ci sia ancora da cambiare.

 

Poco più 50 anni fa Jean-Luc Godard e François Truffaut avevano dato uno scossone al cinema: sguardi in macchina, jump cut, storie d’amore complicate, mescolanza di generi, e soprattutto Godard, nei suoi primi film, aveva mostrato una preponderante affezione per il genere noir. Più di Poi Godard e Truffaut si allontanano, Godard inizia a fare del cinema militante. Inizia anche a farsi delle domande, sul suo ruolo di regista, ma anche di uomo, e dimentica di essere anche un marito.

Il mio Godard

50 anni dopo un regista francese premio Oscar, Michel Hazanavicius, realizza un film usando le formule stilistiche di Godard per raccontare un periodo storico preciso e un evento della vita di Godard.Colori saturi come quelli dei film anni ’70, parole scritte colorate che riempono lo schermo nero, ironia delle parole che è in contraddizione con quello che vediamo sullo schermo, rottura dell’illusione di realtà, il rapporto sacro e immaginario tra film e spettatore.

Il mio Godard stacy martinHazanavicius usa un genere, in questo caso un intero movimento cinematografico, la Nouvelle Vague, e realizza un film su Godard come se fosse un film di Truffaut. La storia d’amore, in cui lui ha la peggio è infatti tipica dei film del regista di Effetto notte, e è qui inserita nel racconto del Maggio Francese.

Il film di Hazanavicius è anche una commedia. Difficilmente si può definire un film biografico, anche se alcuni degli eventi raccontati (come la sospensione del Festival di Cannes nel 1968) sono veri.Quello che emerge da questo racconto è la rottura interiore del regista con l’uomo, del regista con la sua epoca e con la sua donna. Godard essenzialmente si perde, non si riconosce in un movimento, quello del ’68, in cui lui ora è il vecchio, non riesce ad amare Anne senza soffocarla, non riesce a capire che cinema vuole fare.

L’ironia è nascosta nella rappresentazione dello sfasamento di Jean-Luc Godard con questo mondo che sta cambiando, ribaltato come nei film dei Fratelli Marx, altri rivoluzionari del cinema. Nonostante tutto però la sua vita procede, come ogni giorno, come avviene sul primo sottomarino nucleare da guerra francese, da cui il film prende il titolo originale, Le Redoutable. Il film è stato presentato allo scorso Festival di Cannes, esce nelle sale in 60 copie il 31 ottobre e sarà proiettato in anteprima al Festival France Odeon che avrà luogo a Firenze dal 19 al 22 ottobre.

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Alice Vivona
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Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010
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