#RomaFF12: Cercando Camille nelle parole di Bindu De Stoppani, con Anna Ferzetti e Luigi Diberti

cercando camille

All’interno della sezione autonoma Alice della Città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2017, la regista Bindu De Stoppani, con Anna Ferzetti e Luigi Diberti, ha presentato il suo ultimo film, Cercando Camille, un on the road che incontra commedia e dramma, mescolando i toni e i momenti.

 

Per la regista era importante ambientare il film all’interno di uno spazio circoscritto in movimento. Così è venuta fuori l’idea dell’on the road, all’interno di un camper pieno di oggetti e ninnoli che ricordassero al protagonista anziano, affetto da Alzheimer, qualcosa della sua “vita di prima”.

“Ogni volta che ho fatto un viaggio pensato di aver avuto lo spazio per pensare a delle cose e pormi domande – ha dichiarato Bindu – Per me questo era molto chiaro e volevo che trasparisse da questa storia in cui una donna trova se stessa nel portare il padre in viaggio. Questa scelta, secondo me, poteva raccontare al meglio questa storia.”

La storia racconta appunto di Camille, giovane donna un po’ in conflitto con se stessa e molto rigida, che decide di partire con il padre malato per un viaggio in Bosnia, fino ai luoghi della guerra che l’uomo stesso aveva vissuto.

A interpretare il buffo e malato Edoardo, è stato chiamato Diberti, che ha spiegato in che modo la De Stoppani gli ha spiegato il ruolo, le sue oscillazioni tra lucidità e assenza: “Lo sguardo del mio personaggio cambia a seconda di quale delle due persone ricopre, la sana o la smemorata, e non è stato difficile perché sono stato molto supportato dalla regista che mi ha dato indicazioni precise spiegandomi quando e come Edoardo era da una parte o dall’altra della malattia. Mi ha guidato davvero.”

Dal canto suo la Ferzetti sembra molto fiera di aver interpretato una donna così normale, che veste in modo semplice, non esattamente il tipo di donna esile tanto di moda al cinema, un personaggio normale, un po’ costretto nel ruolo di figlia. “Il personaggio di Camille è una donna goffa, nelle sue paure e nelle sue difficoltà – ha raccontato l’attrice – Per me è stato un viaggio personale, perché quando ho incontrato Bindu avevo perso mio padre da poco, e quindi per me è stato come ripercorrere un sentiero già battuto. La malattia con cui ha a che fare la mette di fronte al fatto che deve lasciare andare il padre. E così Camille impara a vivere nel momento presente, così come ormai fa il padre smemorato.”

Guarda il trailer di Cercando Camille

Il film vede i protagonisti tornare sui luoghi della guerra in Bosnia e la regista ha raccontato un punto di vista molto interessante in merito al valore della guerra e del suo ricordo: “Non è un film sulla guerra, ma un film sulla memoria. Per quello che vedo, mi rendo conto che, con tv, giornali, veniamo messi al corrente del fatto che ci sono le guerre, ma ce ne dimentichiamo subito. Con questa storia volevo portare questi personaggi sul posto e incontrare persone che non hanno affatto dimenticato la guerra, perché l’hanno vissuta davvero. Volevo giocare con il tema della memoria e mostrare come è facile avere l’ Alzheimer anche da sani.”

I riferimenti del film sono senz’altro altre storie che parlano della stessa malattia, come Still Alice o Nebraska, ma la relazione che interessava approfondire a De Stoppani era quella del rapporto tra padre e figlia, tra genitori e figli, non tanto la malattia e sui suoi effetti, quanto gli effetti che la malattia stessa ha sulle persone che circondano il malato.

Il finale di Cercando Camille è stato costruito in maniera tale che fosse un sospiro di sollievo dalla storia, un bel finale aperto e luminoso, “un passo verso l’alto”, come lo definisce la stessa regista. Un’idea, quella di Bindu, che si rintraccia prima di tutto nel suo modo di fare cinema e nel desiderio di raccontare sempre qualcosa che possa allietare, e farlo anche con un film che racconta di una cosa triste poteva essere un buon modo per tenere fede a questo gusto, “anche se probabilmente la vita è meno clemente.” conclude la regista.

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