Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione, la recensione

Il Ragazzo Invisibile - Seconda Generazione

Il 4 gennaio nei cinema italiani arriva Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione, film di Gabriele Salvatores che nel 2014 aprì le porte al genere supereroistico anche nel nostro paese.

 

Come ogni cine-comics che si rispetti, anche Il Ragazzo Invisibile non poteva restare un unicum ed ecco quindi il primo seguito di quella che forse diventerà una vera e propria saga.

Ritroviamo Michele Silenzi (Ludovico Girardello) che come da (arcinoto) copione è rimasto orfano. Ma l’arrivo a scuola della nuova compagna Natasha (Galatea Bellugi) permetterà al ragazzo di conoscere finalmente la madre naturale (Ksenia Rappoport), in realtà sopravvissuta ai soprusi subiti in Russia quindici anni prima. Nel mentre un magnate dell’industria sovietico ha cominciato a rapire altri “Speciali”, e la neo-riunita famiglia di Michele progetterà un piano per sconfiggerlo.

Tornano dietro la scrivania gli sceneggiatori del precedente film: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, stavolta però con meno arguzia e originalità. Scrivere un sequel non è mai facile, ma affidarsi completamente ai clichés del genere provoca una sorta di nichilismo che si avverte fin dai primi frames.

Inutile rimarcare, come già si è fatto e come sicuramente si farà, i numerosi debiti nei confronti di saghe come X-Men e compagnia bella. L’attribuzione di un immaginario fantasy pensato e adattato al mondo americano, mal si incastra con un’ambientazione tipicamente italiana, dando quindi semplicemente l’idea di scimmiottare trovate altrui.

Ludovico Girardello – ormai dinoccolato adolescente in cerca di risposte – è sempre bravo, ma spesso fa trapelare la difficoltà di dover portare sulle proprie spalle uno script traballante e sempre troppo ingenuo.

Certo, visivamente Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione è molto d’effetto: Salvatores dimostra la propria maestria (ed evidentemente il proprio divertimento) nel genere fantasy, col quale non si cimentava dai tempi di Nirvana.

Il Ragazzo Invisibile - Seconda GenerazioneInoltre la pellicola si avvale dei portentosi effetti speciali del Maestro Victor Perez, che avendo lavorato in produzioni del calibro di Star Wars ed Harry Potter, qui ricrea al computer con nonchalance intere ambientazioni (il Porto Vecchio di Trieste) e per la prima volta nella storia della cinematografia italiana, un volto umano.

Ma la carne al fuoco è poca e i limiti si fanno evidenti fin da subito. A parte il colpo di scena telefonatissimo, lo spettatore non si connette più con i simpatici personaggi come avveniva nel primo capitolo.

I nuovi caratteristi imitano davvero troppo gli heroes made in USA (un copia-incolla dei vari Rogue, Colossus, Professor X, ecc), e ai pochi che esulano dal contesto parodistico non viene dato il giusto spazio (l’interessante Morfeo di Dario Cantarelli).

Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione rappresenta di fatto una scommessa persa, ostinandosi nel parlare una lingua internazionale, quando se si fosse “limitato” agli italici confini e alle dinamiche che vi appartengono (come ad esempio faceva Lo Chiamavano Jeeg Robot), avrebbe sicuramente dimostrato quello che produzione e sceneggiatori vanno millantando: che in Italia il Fantasy non è morto, deve solo esser riletto nella giusta chiave.

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