Improvvisamente Natale, la recensione del film di Francesco Patierno

La pellicola, il cui soggetto è di Neri Parenti in collaborazione con Gianluca Bomprezzi, vede il ritorno della coppia Abatantuono-Catania

Improvvisamente Natale recensione film

Il duo formato da Abatantuono e Catania torna sul piccolo schermo con Improvvisamente Natale, pellicola diretta da Francesco Patierno in uscita su Amazon Prime Video il 1 dicembre. A comporre il soggetto è colui il quale può essere definito il maestro dei cinepanettoni, Neri Parenti, con la seconda firma di Gianluca Bomprezzi. I lungometraggi di genere comedy che celebrano il Natale sono oramai un must nel periodo antecedente la festività, e rappresentano l’opportunità cinematografica per immergersi in questa magica atmosfera accompagnati da buone e sane risate.

 

In principio erano Christian De Sica e Massimo Boldi con il loro Natale trascorso in giro per il mondo, adesso invece a trainare il carro dei cinepanettoni sono Diego Abatantuono e Antonio Catania, in un sodalizio ancora molto “fresco e saporito” sancito ai tempi di Mediterraneo (1991). Se in Il peggior Natale della mia vita erano due amici di vecchia data, in Improvvisamente Natale diventano consuoceri il cui obiettivo è tenere in piedi la famiglia. Ma di qualsiasi personaggio loro si vestano, una cosa è certa: ciò che li unisce è una comicità che spesso non ha bisogno di parole, ma piuttosto si rifugia nelle espressioni.

Improvvisamente Natale, la trama

Alberta (Violante Placido) e Giacomo (Lodo Guenzi) sono una coppia il cui matrimonio naufragato ha messo in evidenza le loro differenze caratteriali e attitudinali. Sulla decisione della loro imminente separazione non hanno però il coraggio di informare la figlia Chiara (Sara Ciocca), molto legata al concetto di famiglia. Decidono così di partire alla volta delle Dolomiti, regno e casa di Lorenzo (Diego Abatantuono), il “nonnone” a cui Chiara è molto legata, con l’intento di affidare a lui l’arduo compito.

Arrivati all’hotel di cui Lorenzo è proprietario, Alberta e Giacomo cercano di convincere il padre di lei a dare a Chiara questa spiacevole notizia, seppur lui sia in disaccordo e cerchi un modo per farli riappacificare. Nel frattempo nell’albergo è anche in corso una trattativa di vendita con dei cinesi, a causa di alcune difficoltà economiche di Lorenzo. Quest’ultimo sa che per la nipote le due novità saranno un duro colpo, e perciò decide di organizzarle in piena estate un Natale di cui difficilmente si dimenticherà.

Un racconto ingolfato di cliché

Sullo sfondo delle Dolomiti prende forma la trama di Improvvisamente Natale, una storia la cui cornice brilla di luci, cenoni, palle decorative e alberi di pino giganteschi. Quel che spicca nel calderone degli intrecci è chiaramente l’atmosfera festosa del 25 dicembre, seppur il panorama estivo ne faccia da contrasto, e che regge sulle spalle la linea di un racconto costellato di cliché. Niente di nuovo a livello narrativo quanto contenutistico, anche se l’ultimo acquista un punteggio in più solo per il messaggio di cui vuole essere portatore.

Lo affermano tutti gli sceneggiatori che sanno masticare le storie, ma anche i registi che poi devono farle vivere nelle quattro pareti dell’inquadratura: ciò che si inserisce all’interno di una trama deve attribuire ad essa valore, logica e credibilità oppure rischia di finire nel buco nero delle pellicole fallite, senza neppure la consolazione di un successo all’incasso. Purtroppo la storia qui risulta priva di mordente, su un impianto narrativo debole e scarno, impregnato dei soliti leitmotiv quali matrimoni alla deriva, tradimenti e scappatelle, che cercano di dare un taglio di spessore alla storia ma in realtà si arenano in una forzata crisi interna che non suscita alcuna emozione.

Sembra quella che in gergo è definita “minestra riscaldata”, piena di sub-plot che invece di aggiungere privano di significato, restituendo allo spettatore solo che confusione e, ad un certo punto, anche noia. Se non fosse per qualche gag comica di cui ne fanno siparietto Diego Abatantuono, Antonio Catania e Nino Frassica nei panni di Don Michele, il film sarebbe privo di qualsiasi sfumatura attrattiva.

Improvvisamente Natale si salva perciò solo per il messaggio che cerca di veicolare attraverso Chiara e il suo gruppo di amici. Nel tentativo di salvare l’hotel dalla vendita, rendendo anche omaggio ad alcuni cult movie di genere horror quali Shining di Kubrick, la comitiva di bambini porta in scena il valore affettivo di alcuni luoghi a cui, nonostante le difficoltà riscontrate lungo la strada, non bisogna rinunciare. A volte gli adulti, “troppo impegnati a credere ai complotti e alle fake news” non si accorgono della preziosità di ciò che possiedono, ed è l’innocenza di una mentalità ancora non inghiottita e influenzata dalla società capitalista che può salvare dal commettere atti di cui, altrimenti, ci si potrebbe pentire.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
improvvisamente-natalePatierno ha gettato le fondamenta di una trama narrativamente fragile, pregna di cliché che ne svalorizzano la consistenza e ne bloccano il ritmo. Le sequenze più comiche movimentano un po' il racconto, che però ad un certo punto sembra faticare parecchio nella risoluzione.