In a Land That No Loger Exists: recensione del film di Aelrun Goette

Un film sulla repressione della libertà e dei diritti nella Germania Est dalla regista ed ex modella tedesca Aelrun Goette.

In a Land That No Loger Exists recensione film

Alla Festa del Cinema di Roma in concorso, In a Land That No Longer Exists di Aelrun Goette aiuta a discutere di diritti e libertà e a tenere viva la memoria storica, anche recente. “Solo quando sogniamo siamo liberi”, diceva la madre della protagonista alla piccola Susanne. E la chiamava Suzie, come la bassista e cantante americana Suzie Quatro. Il sogno e la libertà, però, non sembrano avere molto spazio nella Germania Est socialista dell’estate 1989.

 

C’era una volta la Germania Est

Susanne Schulz, Marlene Burow, è una diciassettenne della Germania Est, che vive con suo padre Klaus, Peter Schneider, e la sorellina dodicenne Kerstin, Zoé Hoche. Vuole studiare e diventare una scrittrice, ma viene espulsa da scuola perchè trovata in possesso di una copia di 1984 di George Orwell. Viene così assegnata a una fabbrica di lavoro socialista, la KWO, dove dovrà dimostrare di dare il suo contributo al partito. La sua vita cambia quando un giovane fotografo, David Schütter, la ritrae mentre è affacciata al finestrino dell’autobus che la prota a lavoro, Una famosa rivista di moda è la sua opportunità per uscire dalla fabbrica e condurre una vita libera. Tuttavia, non ha messo in conto i limiti e i compromessi che si è costretti ad accettare in uno stato socialista. Incontrerà nuovi amici, come l’eccentrico gay Rudi, Sabin Tambrea, ma scoprirà che non si ottiene niente per niente, che l’esercizio della libertà e la piena espressione di sé sono quanto di più difficile da fare nella Germania Est, a pochi mesi dalla caduta del muro.

Tra autobiografia e finzione

Ancora una vicenda ispirata alla biografia di chi dirige il film in questa diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma. L’esperienza di modella condotta dalla regista Aelrun Goette, al suo primo film di finzione, ha infatti fornito lo spunto di In a Land That No Longer Exists. Giovano sicuramente al film la conoscenza del mondo della moda e l’occhio allenato alla percezione della bellezza visiva di Goette. Così anche l’esperienza come scenografa e costumista.  Nelle scenografie e nei costumi, infatti, il film dà libero sfogo alla creatività.

Un inno alla libertà e all’autoaffermazione

In a Land That No Longer Exists vive della contrapposizione tra libertà, bellezza e creatività, da un lato, grigiore oppressivo della fabbrica e dell’inquadramento ideologico socialista dall’altro. È una contrapposizione innanzitutto visiva tra le tute scure da operaie e i fruscianti abiti in seta dai colori accesi delle modelle di Sybille – una sorta di Vogue della Germania Est. La bellissima protagonista, interpretata da Marlene Burow, si dibatte tra questi due poli, ma è subito chiaro quale sia la sua collocazione naturale. Un percorso di formazione e individuazione interessante proprio nella misura in cui fornisce l’occasione di ricordare un mondo che forse non esiste più, ma è esistito, e la cui memoria aiuta a non incorrere in ricorsi storici.

Un mondo in cui era un crimine leggere un libro o essere gay  – molto sentita e coinvolgente l’interpretazione di Sabin Tambrea – e che ha ancora qualcosa da dire all’oggi. La regista insiste poi su quanto la libertà sia una questione interiore, prima che fisica, sociale o politica. Lo sottolinea una delle frasi più belle del film, pronunciata proprio dal personaggio di Rudi: “O sei libero dappertutto, o non lo sei. Allora nemmenno l’Ovest potrà aiutarti”. Anche il personaggio della sorellina dodicenne è molto ben delineato e riesce a strappare sorrisi. Da ricordare che la regista è anche sceneggiatrice del film. Goette è abile poi, nel riportare alle atmosfere di fine anni Ottanta, sia visivamente, che con la colonna sonora di Boris Bojadzhiev. Ad oggi, non è ancora prevista una data di uscita italiana per A Land That No Longer Exists.

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