L’Estate di Giacomo: recensione del film

In L’Estate di Giacomo Giacomo ha 18 anni e due occhioni azzurri. E’ sordo, ma è un gran chiacchierone. Giacomo ha un’amica: Stefania. Stefania ha 16 anni ed è molto silenziosa. E’ estate e Giacomo e Stefania camminano in un bosco del Friuli inciampano, si pungono sui rovi e poi la trovano: una meravigliosa distesa d’acqua cristallina. Solo il rumore dell’acqua, del vento, le loro voci, i loro corpi che si scontrano con l’acqua. Di sera vanno ad una festa, ballano insieme. Nulla in particolare succede tra queste due anime, ma, come spesso accade, quando diciamo “nulla in particolare”, vogliamo dire “tutto”.

 

A seguirli c’è una telecamera – solo una – tutt’altro che discreta. La telecamera è, per sua natura, una dittatrice: vediamo solo ciò che lei ha deciso di farci vedere … il resto lascia che siamo noi ad immaginarlo. Spesso vediamo solo Giacomo, spesso vediamo solo Stefania, ma riusciamo ad immaginarci le espressioni dei loro volti o comunque sentiamo le loro voci, da un fuori campo così evidente, eppur così trasparente. I due amici si esplorano e la telecamera aspetta, perché sembra di essere sempre sul punto della svolta, sta per succedere qualcosa, ce lo sentiamo, adesso succede.

L’Estate di Giacomo, il film

Ma niente, non succede nulla, sospesi nell’attimo prima del bacio, Giacomo e Stefania hanno dalla loro la spontaneità dell’illusoria libertà delle estati appena cominciate, in cui si ha l’impressione di avere tutto il tempo del mondo. Così in questo “nulla di particolare” si muovono le esistenze dei due amici che, forse, vorrebbero essere un po’ di più senza il coraggio di confessarselo o, forse, non ne hanno bisogno. Poi, d’improvviso, il tempo li tradisce. Giacomo è ancora lì e c’è ancora una ragazza, ma non è Stefania. Un ricordo o un sogno? Così capiamo: è il destino dell’estate… una collezione di frammenti di vita, tanto brevi quanto intensi.

Opera prima di Alessandro Comodin, L’Estate di Giacomo è un film-documentario difficile da leggere, nonostante la semplicità del mondo che si vuole raccontare. Al limite tra l’ingenuo e il sagace, tra la fanciullezza e la scoperta di un’imminente maturità, tra l’amicizia e l’amore, Comodin ci porta nel mondo reale, quello fatto di persone vere che non si curano della telecamera e quasi le sfuggono, perché in netto contrasto col paradiso della loro estate: lontano e puro.

Scritto e diretto da Alessandro Comodin, girato tra Italia, Belgio e Francia, L’Estate di Giacomo sarà nelle sale a partire dal 20 luglio.

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