Il film di Maria Sole Tognazzi si presenta autonomamente dal titolo “L’uomo che ama”, e se c’è qualcosa di chiaro in questo film è appunto questo: il protagonista, Pierfrancesco Favino, è innamorato. Tuttavia nessuna buona storia può reggersi solo su un presupposto, infatti Favino, non solo ama, ma soffre, piange e fa soffrire.
Roberto è un tranquillo farmacista quarantenne che vive un’intensa relazione con Sara, la quale tuttavia decide di lasciarlo quando lui scopre, per caso, che la donna aveva rivisto un ex, di cui probabilmente era ancora innamorata. Lui è distrutto e cerca varie volte di incontrarla, con il risultato di sentirsi respingere perché lei non lo ama. Persino la titolare della farmacia in cui lavora nota la sua disperazione e gli consegna delle pillole per aiutarlo a dormire. Nella seconda parte del film Roberto è insieme ad Alba, una bella donna che lo ama sinceramente; lei si occupa di allestimenti nelle mostre d’arte. Ma le cose non sono quello che sembrano.
Un film presuntuoso per come si presenta: un saggio sull’amore visto dall’uomo. In realtà si risolve in un racconto per immagini che smarrisce il filo conduttore facendo perdere anche lo spettatore, una serie di lunghe passeggiate e di docce che vedono come protagonista l’attore romano che si barcamena tra una bellissima ed innamoratissima Bellucci che soffre, ed una misteriosa e sfuggente Rappoport che fa soffrire.
La sofferenza de L’uomo che ama
Annunciato come un film innovativo che dovrebbe mostrare l’altra metà dell’amore, si risolve nella fiera della banalità: anche l’uomo soffre, anche la bellissima viene lasciata, l’amore viene e va. Neanche la regia di Maria Sole Tognazzi riesce a dare al film un guizzo di originalità, tanto che il risultato appare come un videoclip poco ispirato. L’uomo che ama è capace di affossare anche attori bravi come Pierfrancesco Favino, ormai lanciato verso una carriera internazionale, e la Rappoport che aveva offerto una splendida prova ne La Sconosciuta di Tornatore.
Scelto per inaugurare la sezione Premiere del Festival di Roma, L’uomo che ama si fa portavoce di una tendenza del cinema italiano che si trascina sin da troppo tempo in cui il senso del racconto è annacquato da una classicità pretestuosa che avrebbe bisogno di una rivoluzione, con volti e voci nuove, che al momento non trovano spazio.
Nota positiva in chiusura, le musiche della sempre ispirata Carmen Consoli.
L'uomo che ama
Sommario
Il film si fa portavoce di una tendenza del cinema italiano che si trascina sin da troppo tempo in cui il senso del racconto è annacquato da una classicità pretestuosa che avrebbe bisogno di una rivoluzione, con volti e voci nuove, che al momento non trovano spazio.