Matrimonio con sorpresa, la recensione del film di Julien Hervé

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Matrimonio con sorpresa è la nuova commedia francese di Julien Hervé che prova a giocare con gli stereotipi nazionalisti, tentando di mettere alla berlina xenofobia e classismo con una risata. L’intenzione poteva essere intercettata già nel titolo originale, Cocorico, il verso del “classico” gallo francese, ma per noi italiani l’indizio va perduto in un pigro titolo che ricorda più un cinepanettone che la commedia d’Oltralpe che tante volte è riuscita a parlare al nostro pubblico. Non questa volta, perché Hervé confeziona un film vecchio, che poco ha a che fare con il suo lavoro precedente.

 

Matrimonio con sorpresa, la trama

François e Alice sono due giovani innamorati che vengono da famiglie molto diverse. Lei è una Bouvier Sauvage, appartenente all’alta borghesia francese, quella un po’ snob e classista, fintamente benevola, lui è un semplice Martin, figlio di una casalinga e un venditore di automobili. I rispettivi genitori, d’altra parte, sono la rappresentazione pura e granitica dei cliché francesi: da una parte la presunta superiorità data dal rango e dalla posizione sociale, dall’altra la stessa superiorità e dignità del self made man, che rivendica la sua operosità tutta francese. Quando però i due ragazzi, armati di buone intenzioni, regalano ai genitori un test del DNA per scoprire la loro rispettiva discendenza genetica, qualcosa va storto. Quel manifesto di integrità nazionale viene sgretolato dalla scienza: nessuno dei quattro genitori è effettivamente francese al 100%. I quattro si rivelano essere un bizzarro miscuglio di provenienze geografiche e etniche, sufficientemente vario dal mandare in crisi le loro presunte identità inossidabili.

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La chiara intenzione di fare satira sociale, contro xenofobia, classismo e rigurgiti razzisti di Julien Hervé si risolve in una commedia debole e stantia, che si poggia su cliché dozzinali per portare avanti la risata fino all’esaurimento dell’idea. Certo, con un certo coraggio Matrimonio con sorpresa vira verso la farsa e l’assurdo e questo atto di coraggio permette al film di salvarsi, in parte. Tuttavia il concept risulta vecchio.

Un gioco di cliché che non fa breccia

Vero è che il film si impreziosisce di due interpreti che in Francia sono una vera e propria bandiera: Christian Clavier (Fredreric) e Didier Bourdon (Gerard). Il ricco e benestante snob e l’operoso cittadino testardo creano alcuni dei momenti migliori del film, che consigliamo di trovare in lingua originale. Sylvie Testud e Marianne Denicourt però non sono da meno. I loro personaggi, Nicole e Catherine, sono perfettamente speculari: la dimessa casalinga senza famiglia che scopre di essere lontanamente imparentata con i Windsor e l’altolocata signora francese con origini veneziane che invece si ritrova con geni portoghesi danno vita a un percorso inverso che genera diverse situazioni grottesche. Certo, il luogo comune è spremuto fino all’osso, e questo fa perdere vivacità a un’idea che, declinata in maniera più contemporanea e problematizzata, poteva dare vita a una commedia degli equivoci con molta più anima.

Sommario

il luogo comune è spremuto fino all’osso, e questo fa perdere vivacità a un’idea che, declinata in maniera più contemporanea e problematizzata, poteva dare vita a una commedia degli equivoci con molta più anima.
Redazione
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