Miss Sloane – Giochi di Potere recensione del film con Jessica Chastain

MISS SLOANE . giochi di potere

Esce il prossimo 7 settembre Miss Sloane – giochi di potere, film diretto da  John Madden, il regista del film premio Oscar Shakespeare in Love (1998). La pellicola sceglie di raccontare l’inusuale mondo delle lobby politiche, ponendosi a metà strada tra il genere del politic drama e quello del thriller imprevedibile.

 

Elizabeth Sloane (Jessica Chastain) è una lobbista di Washington abituata a vincere le sue cause con qualsiasi mezzo possibile. Algida e cinica, non prova troppi rimorsi nell’utilizzare i sentimenti delle persone affinché possano servire ai suoi scopi. Proprio per la sua freddezza, le viene fatta  un’offerta vantaggiosa nientepopodimeno che dalla lobby delle armi, affinché promuova la loro causa tra l’elettorato femminile. Più per sfida che per motivi etici, Miss Sloane deciderà di schierarsi con l’opposizione, lavorando per una società che sta cercando di far approvare un disegno di legge che ponga un più severo controllo sulle armi.

Miss SloaneIl ruolo, a detta del regista, è stato pensato appositamente per la Chastain, che difatti regge su di sé l’intero film. L’attrice è riuscita a rendere in maniera perfetta questa figura di donna in carriera “assolutista”, che non contempla i sentimenti o il rispetto altrui non tanto perché non è capace di provarli, quanto perché li considera un cattivo investimento. Elizabeth Sloane è una stratega, e in quanto tale prevede e anticipa le mosse degli avversari. Talmente bene che l’apparente impossibilità di opporsi alla lobby delle armi, è una sfida alla quale non può sottrarsi. Nonostante i rischi che questa comporti e che infatti metteranno a repentaglio la sua carriera.

Il punto debole del film risiede nella scelta avventata di aver dato carta bianca ad un solo ed inesperto sceneggiatore: l’inglese Jonathan Pereira. Al suo primo copione, Pereira concepisce una storia che prende spunto da un avvenimento di cronaca reale, quello di un lobbista finito in prigione per un illecito. Il suo limite sta nel voler strafare. Lo sceneggiatore mette troppa carne al fuoco, infarcendo il film di paroloni tecnici e svariate sotto-trame che male si conciliano col ritmo serratissimo, tipico dei film di spionaggio.

Per i primi venti minuti si segue una storia, quella dell’andamento di mercato relativo all’olio di palma, che apparentemente non c’entra nulla con le restanti due ore.  Il tono del film è altalenante: inizialmente  scende nel tedio delle tematiche burocratico-politiche, poi si fa più incalzante, quasi frenetico, nel seguire le lotte tra speculatori a suon colpi di scena (telefonatissimi).

Miss SloanIl più grande difetto di Miss Sloane – giochi di potere è di essere un film che parla un suo linguaggio e non si preoccupa che questo possa essere compreso da altri. Ammesso e non concesso che lo spettatore mastichi termini di macroeconomia ( più o meno universalmente riconosciuti), non è plausibile che si conosca altrettanto bene la scienza politica made in USA, costante imprescindibile di queste due ore di film. E se nonostante ciò è encomiabile il labile tentativo di critica nei confronti dell’ormai vetusta costituzione americana (su tutti, il secondo emendamento, che sancisce il diritto di possedere armi),  rimane lampante l’ambiguitá tipica statunitense che giustifica e promuove leggi scritte due secoli fa.

Così Miss Sloane, che vorrebbe parlare – se non provocare – riguardo al tema della libera  detenzione delle armi e delle stragi fatte in sua causa, in realtà si esprime in termini volutamente poco comprensibili. Su un tema analogo si veda il più accattivante e, nella sua irriverenza, azzeccato Thank You For Smoking (2005).

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