Notti Magiche: recensione del film di Paolo Virzì #RomaFF13

Notti Magiche

L’ultima fatica di Paolo Virzì, Notti Magiche, è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma 2018. Il titolo rimanda subito la mente all’intro della canzone cantata da Gianna Nannini e Edoardo Bennato, Estate Italiana, che fece da colonna sonora per la quattordicesima Coppa del Mondo FIFA nel 1990. Ma Notti Magiche è anche un esplicito riferimento all’omonimo documentario di Mario Morra, che seguiva la Nazionale di Calcio Italiana nelle fasi speciali dei mondiali di quell’anno, svoltisi nel Bel Paese e durante i quali l’Italia perse in semifinale contro l’Argentina. Un pezzo di storia nostrana che rivive però solo come mero pretesto per mettere in scena una storia corale, a suo modo una sorta di docufilm degli ultimissimi anni d’oro del cinema italiano. Notti Magiche è però anzitutto una commedia, che si diverte a travestirsi di “giallo” per poter andare a ritroso nel tempo e parlare delle vite di più persone.

 

Nell’estate dei mondiali di calcio 1990 in Notti Magiche tre giovani aspiranti sceneggiatori – Antonino (Mauro Lamantia), Luciano (Giovanni Toscano) ed Eugenia (Irene Vetere) – vengono convocati a Roma in occasione del Premio Solinas, che conferirà ad uno di loro venticinque milioni di lire e la possibilità di vedere il proprio scritto portato su grande schermo. I tre ragazzi si troveranno tuttavia a fronteggiare il turbolento mondo dello spettacolo, stavolta non più da spettatori ma dalla parte di registi, sceneggiatori, attori e produttori, scoprendo quanto possa essere oscuro. E infatti verranno accusati dell’omicidio del produttore Leandro Saponaro (Giancarlo Giannini) senza capire bene perché. Uno zelante maresciallo dei carabinieri dall’accento partenopeo (Paolo Sassanelli) spiegherà loro come sono andate le cose.

Notti Magiche specchio della nostra società

notti magiche castPaolo Virzì scrive la sua nuova opera con la collaudata collaborazione di Francesca Archibugi e di Francesco Piccolo, rifiutandosi come di consueto di inserirsi in un genere specifico. Quello a cui ama guardare, ormai lo sappiamo, è lo spaccato sociale di un’Italia che, nel caso di Notti Magiche, si tinge di una certa malinconia. Metacinematografico fin nel midollo, il nuovo film del regista toscano parla anzitutto del lato nascosto del mondo dello spettacolo. Dove scrittori squattrinati vengono sfruttati da sceneggiatori anziani e potenti, dove i registi “che contano” sono ancora vivi e temutissimi, e dove i produttori cinematografici vengono ritratti come speculatori senz’anima.

In Notti Magiche le figure che riescono meglio sono quelle di contorno, dal temibile sceneggiatore Fulvio Zappellini di un superbo Roberto Herlitzka alla svampita ex-soubrette di Colpo Grosso di Marina Rocco. C’è tanto di autobiografico nel film di Virzì, a partire dall’omaggio affettuoso ma caustico al vecchio ambiente lavorativo di sceneggiatori come Age e Scarpelli (coi quali il regista livornese si è formato e ha collaborato). Le vicende dei tre personaggi principali, palese metafora di un ristretto e stereotipato ventaglio sociale (la ragazza viziata di nobili origini, il ragazzo colto che viene da un sud altrimenti privo di possibilità e il proletario che vuole fuggire dal proprio destino in fabbrica), cita esplicitamente il C’eravamo Tanto Amati di Ettore Scola e tuttavia non ne raggiunge i livelli, come invece avveniva in La Bella Vita, primo film di Paolo Virzì e riuscito omaggio al maestro di Trevico.

Notti Magiche possiede due storie molto diverse che solo apparentemente si intersecano, procedendo in realtà su due registri narrativi (e stilistici) completamente differenti e discordanti tra loro. Da un lato la storia dei tre sceneggiatori in erba, dall’altro il nostalgico amarcord sugli ultimi anni “magici”del cinema italiano. I due segmenti sono qualitativamente agli antipodi. Per cui all’ottima visione (critica) della realtà cinematografia fine anni ‘80, corrisponde in parallelo la storia dei tre personaggi principali, piena di lacune e composta da un cast acerbo e poco simpatico (volutamente o no poco importa). Notti Magiche è un film riuscito a metà, “virziniano” più negli intenti che nella messa in atto. Il continuo palleggio tra un genere e l’altro non cattura del tutto l’attenzione dello spettatore. Tuttavia rimangono memorabili alcuni frammenti, come la cena tra cineasti e il personaggio del regista Pontani, interpretato da Ferruccio Soleri, figura simbolo di un passato mitizzato dai tre aspiranti sceneggiatori e protagonista di una sua piccola ma poeticissima storia.

Il trailer del film

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