Paride è una sorta di impiegato amministrativo dell’Aldilà: il suo compito è di accogliere i suicidi subito dopo il trapasso recandosi all’ora e nel luogo previsto, per accompagnarli poi alle soglie dell’aldilà; un giorno qualcosa non va come preventivato: alle 18.00 in punto (orario previsto per il trapasso), il barbone Nicola viene distolto dai suoi propositi di autodistruzione dallo squillo di un cellulare smarrito: l’ex aspirante suicida allaccerà una relazione, prima solo telefonica e poi più concreta con Stella, proprietaria del telefonino; ad aiutarlo ci sarà Duchessa, una sua compagnia di strada, che tra l’altro, lo incoraggerà a riprendere una promettente carriera pianistica, abbandonata anni prima. La relazione tra Nicola e Stella, inizialmente fondata sul fascino del non conosciuto e sul non fare domande riguardo i rispettivi passati, rischierà però presto di deflagrare, a causa di troppe verità tenute nascoste… Paride nel frattempo è alle prese con quel mancato suicidio che rischia di mandare in tilt tutta la macchina amministrativa dell’Altromondo: la direttiva sarebbe di rimettere le cose a posto, facendo in modo che Nicola torni sui suoi passi e realizzi i propri propositi suicidi, ma per la prima volta in tremila anni di attività, il solerte impiegato si pone dei dubbi sul reale senso del proprio lavoro…

Primo lungometraggio diretto dal palermitano Giuseppe Gigliorosso, fin qui soprattutto autore di corti, Ore 18 in punto, accolto positivamente in occasione dello scorso Taormina Film Fest, è un riuscito esempio di autoproduzione completamente indipendente, finanziato direttamente dalle maestranze a da un migliaio di sostenitori, ognuno dei quali ha contribuito alla causa con 7 euro, il prezzo medio di un biglietto del cinema.
