Ore 18 in punto recensione

Paride è una sorta di impiegato amministrativo dell’Aldilà: il suo compito è di accogliere i suicidi subito dopo il trapasso recandosi all’ora e nel luogo previsto, per accompagnarli poi alle soglie dell’aldilà; un giorno qualcosa non va come preventivato: alle 18.00 in punto (orario previsto per il trapasso), il barbone Nicola viene distolto dai suoi propositi di autodistruzione dallo squillo di un cellulare smarrito: l’ex aspirante suicida allaccerà una relazione, prima solo telefonica e poi più concreta con Stella, proprietaria del telefonino; ad aiutarlo ci sarà Duchessa, una sua compagnia di strada, che tra l’altro, lo incoraggerà a riprendere una promettente carriera pianistica, abbandonata anni prima. La relazione tra Nicola e Stella, inizialmente fondata sul fascino del non conosciuto e sul non fare domande riguardo i rispettivi passati, rischierà però presto di deflagrare, a causa di troppe verità tenute nascoste… Paride nel frattempo è alle prese con quel mancato suicidio che rischia di mandare in tilt tutta la macchina amministrativa dell’Altromondo: la direttiva sarebbe di rimettere le cose a posto, facendo in modo che Nicola torni sui suoi passi e realizzi i propri propositi suicidi, ma per la prima volta in tremila anni di attività, il solerte impiegato si pone dei dubbi sul reale senso del proprio lavoro…

 

Ore 18 in puntoLa vicenda di Nicola e Stella, della quale Paride è silenzioso spettatore, finisce per essere una favola moderna, su come gli uomini possano riprendere in mano il proprio futuro, contro qualsiasi idea di predestinazione, magari grazie all’aiuto un Caso per una volta benevolo e che sembra farsi beffe anche delle Alte Sfere… Per quanto godibile, strappando qualche risata, mescolandola ad un pizzico di riflessione, il film ben presto si instrada nei binari di una classica storia d’amore (anche con qualche battuta un filo scontata), con tanto di drammi derivanti da verità taciute, lasciando ai margini l’elemento fantastico e l’idea dell’Aldilà che va in crisi per un mancato suicidio. Discreta l’interpretazione di Salvo Piparo – Nicola, fin qui noto soprattutto nella scena teatrale palermitana; efficace quella del più noto Paride Benassai, con all’attivo svariate partecipazioni sul grande e piccolo schermo; completano il cast le semiesordienti Roberta Murgia – Stella e la giornalista e scrittrice Valentina Gebbia nel ruolo di Duchessa.

Primo lungometraggio diretto dal palermitano Giuseppe Gigliorosso, fin qui soprattutto autore di corti, Ore 18 in punto, accolto positivamente in occasione dello scorso Taormina Film Fest, è un riuscito esempio di autoproduzione completamente indipendente, finanziato direttamente dalle maestranze a da un migliaio di sostenitori, ognuno dei quali ha contribuito alla causa con 7 euro, il prezzo medio di un biglietto del cinema.

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