Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il Ladro di Fulmini, la recensione

Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo

La voglia di remake ad Hollywood non si placa, e quando i film da rifare e le storie da continuare sono finite, si comincia a ripescare nei vecchi generi cinematografici. E così ritornano al cinema le divinità dell’antica Grecia che tanto fascino hanno sempre avuto sul pubblico di tutto il mondo. Ovviamente mi riferisco a tutta quella serie di film che sono ispirati ai miti classici, prima di tutti il colossal/remake Scontro fra Titani, oppure il prossimo War of Gods. Ma in ordine di uscita, il prossimo film al cinema che riprende e trasforma le antiche saghe greche è Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il Ladro di Fulmini.  Il film è tratto da un libro (primo di una serie di cinque storie) che racconta la storia di Percy, un adolescente che scopre di essere figlio del Dio del Mare, Poseidone (Kevin McKidd, il dottor Hunt di Grey’s Anatomy).

 

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo diretto da Chris Columbus, racconta le avventure e le difficoltà che il giovane Percy dovrà affrontare per sventare una imminente guerra fra divinità che porterà alla distruzione della Terra. Accanto a lui la bella Annabeht, anche lei semidea figlia di Atena, e Grover, un satiro maldestro ma coraggioso. Le avventure di Percy nascono da un equivoco: Zeus, interpretato da Sean Bean, crede che lui sia il ladro della sua folgore, arma divina suprema e potentissima, simbolo della sua regalità tra gli dei. Il ragazzo verrà allora a conoscenza della sua vera origine semi divina, capirà di trovarsi in serio pericolo e farà di tutto per salvare la madre, rapita da Ade dio degli inferi(interpretato da Steve Coogan), e evitare uno scontro tra divinità.

 

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, primo di una possibile serie di cinque, è tratto dall’omonimo libro di Rick Riordan, docente di Mitologia greca in California e Texas; dettaglio importante se si pensa che la mitologia raccontata nella pellicola è davvero la mitologia classica, a parte qualche dettaglio che però è funzionale alla storia.

La pellicola, con un cast davvero ottimo e un ritmo incalzante, si presenta come una perfetta macchina per far soldi, rivolto com’è ad un pubblico giovane e educato ai film di genere fantasy (vedi la saga di Harry Potter che questo film, non troppo velatamente, mira a sostituire). Ma Percy Jackson non è solo un tripudio di effetti speciali, è anche un bellissimo racconto di un’iniziazione alla vita di un ragazzo, che come molti della sua età si sente fuori posto, solo che non tutti i ragazzi scoprono di avere poteri straordinari e un padre, per così dire, fuori dal normale.

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo è ambientato nei nostri giorni e si dipana lungo tutta la superficie degli States, dai casinò di Las Vegas con nomi sibillini (vidi il Lotus: non vorrete più andar via), alle profondità degli Inferi collocate (a caso?) sotto l’iconica scritta che troneggia sulle colline di Hollywood, fino alla cima del Monte Olimpo la cui via d’ingresso è situata sulla sommità dell’Empire State Building (per via ascensore), inoltre è intessuto di una serie di riferimenti al mondo mitologico antico che ne impreziosiscono la trama e la rendono profonda, quasi ancorata a quella che è la vera mitologia. Questo non è un pregio da poco considerando che, l’ultima operazione di resurrezione mitologica che era stata fatta ad Hollywood (mi riferisco al Troy di Petersen) era stata un vero disastro, sia dal punto di vista della trasposizione dei “fatti” narrati, sia dal punto di vista delle dinamiche narrative che non avevano alcun nesso con l’origine del mito, scombussolando così gli ordini del racconto.

Non è questo il caso di Percy Jackson, infatti lo spettatore più accorto può cogliere tutta una serie di rimandi alla tradizione mitologica: vedi ad esempio il nome del casinò dove “temporeggiano” gli eroi, oppure l’identità del ladro di fulmini che verrà svelata nel finale, o ancora gli occhi della figlia di Atena, non a caso grandi e azzurri, proprio com’è caratteristica della dea della sapienza, per definizione dagli occhi glauchi (dal greco glaucos = azzurro). Interessante, seppure forse non alla portata del pubblico più giovane, l’ammonimento all’ingresso degli Inferi “Guai a voi anime prave”, un riferimento colto che non c’entra propriamente con la mitologia greca ma che a ragione si trova in quel punto e che può cogliere il pubblico adulto, forse quello europeo più di quello americano.

Chris Columbus, già bravissimo nel regalare grandi classici del cinema per i più giovani, confeziona un’altra opera ben diretta, con ritmo e suspence, ma anche tanto divertimento, merito di una buona sceneggiatura e di bravi attori, in particolare il satiro Grover, interpretato di Brandon T. Jackson a cui è affidata la controparte comica del protagonista, ottimamente interpretato da Logan LermanOttimo l’utilizzo di effetti speciali che accompagnano l’azione e che si misurano alla circostanze, appoggiandosi si una colonna sonora non eccelsa ma sicuramente funzionale all’epicità e all’intimità di alcune della sequenze chiave.

Menzione speciale a due donne: Rosario Dawson, la conturbante e prigioniera Persefone, regina degli inferi; e Uma Thurman, nel ruolo breve seppure determinante della Gorgone Medusa, che nella mitologia classica è decapitata da Perseo, e questa volta si troverà di fronte Percy …. e chissà quale sarà l’esito di questa battaglia.

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
pearcy-jackson-e-gli-dei-dellolimpo-il-ladro-di-fulminiChris Columbus, già bravissimo nel regalare grandi classici del cinema per i più giovani, confeziona un’altra opera ben diretta, con ritmo e suspence, ma anche tanto divertimento, merito di una buona sceneggiatura e di bravi attori, in particolare il satiro Grover