Per Sfortuna che ci sei: recensione del film

Per Sfortuna che ci sei

In Per Sfortuna che ci sei Julienne Monnier (Francois-Xavier Demaison) è un brillante e ricercatissimo consulente coniugale capace di rimettere in piedi rapporti ormai logori ed a un passo dalla separazione. Tutta Parigi si rivolge a lui per salvare matrimoni e convivenze. Una dote, quella di Julienne, scoperta in tenerissima età quando, per impedire il divorzio dei propri genitori, cominciò a studiare tutti i libri sociologici sul rapporto di coppia.

 

Il problema di Julienne riguarda suo malgrado il suo di rapporto…con tutto il genere femminile. Come una sorta di maledizione infatti, il disperato protagonista porta immancabilmente una sfortuna spietata ad ogni partner che ha il piacere di frequentare. Allergie cutanee improvvise, infortuni improbabili e pazzeschi con fornelli accesi, porte e quant’altro, gite in barca finite in modo tragicomico; il reparto di chirurgia è ormai una seconda casa per Julienne che qui si reca periodicamente con la vittima di turno. Quando il destino fa si che la sua strada si incroci con quella di una brillante e bellissima sconosciuta, Joanna (Virginie Efira), il povero Julienne, essendosi preso immediatamente una cotta colossale, comincia a temere per l’incolumità della ragazza.

Per Sfortuna che ci sei, il film

Per Sfortuna che ci sei, è una produzione franco-belga, prima regia del francese Nicolas Cuche con una certa risonanza mediatica. Cuche che per la sceneggiatura del film si è avvalso della collaborazione di Luc Bossi e Laurent Turner, ammette di aver cercato di realizzare una commedia romantica ma dalla spiccata connotazione comica prendendo spunto dal genere inglese, americano e ovviamente francese. Il risultato è effettivamente questo, un film leggero, dove la storia romantica di base è continuamente interrotta da sequenze comiche, non sempre divertenti.

La trama  di Per Sfortuna che ci sei è alquanto prevedibile, dall’inizio fino allo scontato finale, i dialoghi sono simpatici ma l’ironia, tipica delle commedie inglesi, è oggettivamente un’altra cosa. Per Sfortuna che ci sei non vuole inviare chissà quali messaggi sociologici, come afferma lo stesso regista, e non vuole far riflettere su nessun tema particolare ma solo divertire il pubblico e far sì che possa trascorrere 87 minuti spensierati.

Francois- Xavier Demaison è bravino, il suo sguardo stralunato e un po’ ebete personaggio ispira una certa simpatia mentre Virginie Efira mostra una spiccata autoironia che la porta ad affrontare con disinvoltura le situazioni farsesche in cui si trova. Ma sopratutto risalta la sua bellezza, naturale e prorompente, che per il pubblico maschile è l’aspetto più interessante del film.

Attorno ai due protagonisti ruotano una serie di personaggi più o meno singolari che in alcuni casi interpretano una sorta di macchietta di loro stessi e di ciò che rappresentano come nel caso dell’odioso ed egocentrico capo di Joanna, Markus (Elie Semoun), che fa simpaticamente il verso ai designer moderni sempre convinti di fare arte anche quando progettano orribili e poco pratici cavatappi.

Per Sfortuna che ci sei è una commedia appena simpatica, priva di particolare brillantezza o di un’ironia particolarmente ricercata, ma che ha quantomeno il merito di non scadere nella volgarità, un merito che con i tempi che corrono non è affatto da sottovalutare.

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