Qualunquemente: recensione del film con Antonio Albanese

Qualunquemente

Arriva al cinema Qualunquemente, con una delle maschere più redditizie e longeve di Antonio Albanese: Cetto la Qualunque; imprenditore calabrese corrotto ed ignorante amante delle donne che decide di scendere in politica candidandosi a sindaco per paura che venga eletto un altro personaggio dalla parte della legge puntando sul suo famosissimo slogan “più pilu pe tutti”.

 

In Qualunquemente una delle più grandi perplessità che sin dal primo annuncio il film ha suscitato era senza dubbio se si sarebbe riuscito a costruirci una storia valida attorno e se questa avrebbe retto per una durata sufficiente per un lungometraggio da cinema. I famosi comizi di Cetto prima di questo film duravano 15 minuti ed è anche su questa formula che questi aveva puntato ed ottenuto il grande successo di pubblico. Per quanto la bravura e il talentuoso modo di mettere in scena il personaggio che ne fa un grande attore del teatro delle maschere quale è Albanese, questo non basta a dare al suo personaggio il lustro che aveva in tv, problema è dovuto in gran parte ad una necessità di dare continuità agli sketch che non reggono granché nel flusso continuo della pellicola. I punti deboli del film appaiono appena superato i 15° minuto: la sceneggiatura amalgama con difficoltà le varie bravate di Cetto pur  riuscendo a divertire con sequenze molto esilaranti.

Tuttavia per un film questo non è sufficiente, soprattutto se la regia è un po’ precaria. E’ proprio nella regia che si trova un secondo punto debole: Qualunquemente non è molto equilibrato e vive di alti e bassi che disuniscono l’armonia filmica finendo per far ritornare il personaggio dove lo avevamo lasciato. Infelice anche la scelta di giocare molto spesso su inquadrature e primi piani esasperati anche se è da menzionare la scena finale che si chiude su un piano sequenza bello ed efficace anche se il merito è equamente ripartito tra la regia e lo scenario fantastico dello stretto di Reggio Calabria.

Detto questo è certamente dovuto un elogio ad Antonio Albanese che per quanto possa far vivere il personaggio in una struttura quanto mai precaria riesce a far ridere e a divertire sfruttando anche una scelta felice: ovvero quella di approfondire la vite attorno a Cetto: il figlio Melo, la moglie Carmela e gli amici. Divertenti anche i costumi al quanto bizzarri che danno un tocco fumettistico al film diventando quasi uno dei suoi punti forti. Belle anche le musiche che accompagnano la storia con il dovuto equilibrio.

In definitiva Qualunquemente fa ridere, e abbastanza, sfruttando i già conosciuti espedienti del personaggio, ma qualcosa di più poteva essere fatto nella storia che fa da sfondo alle gang di Cetto. Ma quel che e fatto è fatto. Ultima nota va al bravo Sergio Rubini che si conferma anche in questo film un abile modellatore.

- Pubblicità -