Arriva al cinema il Italia dal 15 marzo Rachel, il nuovo film di Roger Michell con protagonisti Rachel Weisz e Sam Claflin. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo di ambientazione ottocentesca Mia Cugina Rachel, scritto da Daphne du Maurier nel 1950. Il film non è il primo tentativo di portare in sala la storia, visto che già nel 1952 Henry Koster portò al cinema lo stesso romanzo con Olivia de Havilland (Rachel) e Richard Burton (Philip).
La storia racconta di Philip Ashley (Sam Claflin) ed è ambientata nei primi dell’Ottocento. Rimasto orfano da piccolo, viene allevato dal cugino Ambrose in una tenuta signorile, nelle nebbiose terre della Cornovaglia. Partito per il continente come scapolo convinto, disinteressato alle donne e assorbito dai propri affari, Ambrose scrive a sorpresa di aver sposato nel viaggio una giovane donna conosciuta in Italia. Da allora le lettere diventano rare e le notizie che riportano fanno temere il peggio. Quando Philip apprende che l’amato parente è infine deceduto in una villa in Toscana e che la vedova di lui, la cugina Rachel (Rachel Weisz), è in viaggio per l’Inghilterra, si ripromette di accogliere la donna con freddezza e ostilità, pianificando malignamente di farle patire i dolori e le sofferenze che, secondo lui, avrebbe inflitto al cugino fino a provocarne la morte. Ma la cugina acquisita Rachel si rivela una donna molto più difficile con cui avere a che fare, una creatura misteriosa e ambigua, dolce, docile eppure acuta e consapevole del suo ruolo. Il film è un thriller psicologico in ambientazione ottocentesca che si rispecchia con fedeltà nel romanzo della du Maurier, autrice anche di Rebecca, la prima moglie e de Gli Uccelli, entrambi portati al cinema da Alfred Hitchcock.
Proprio la firma del
maestro del brivido ricorre nei toni e nell’andamento narrativo del
film di Mitchell che a dispetto dell’ambientazione da melodramma in
costume si rivela essere un racconto in bilico tra verità e
menzogna. La Rachel della
Weisz è una donna affascinante e dai modi
eleganti, capace di ingannare non solo il giovane e semplice
Philip, ma anche lo spettatore che mentre crede si tratti di una
fedifraga strega esperta di infusi velenosi, si ricrede nella scena
successiva, in cui la donna appare affranta dalla sua vedovanza, ma
consapevole del suo ruolo, di ciò che le spetta e soprattutto
consapevole del suo essere donna e di avere dei desideri
sessuali.
Insomma, Roger Mitchell racconta un personaggio modernissimo, nella sua apparenza variabile a seconda delle angolazioni da cui la si guarda, una donna che sembra arrivare dal 2018 invece che dall’800, e che rappresenta grazie alla solida interpretazione della Weisz, l’unico punto di interesse di un film debole che si sfalda, narrativamente parlando, sotto i colpi dei continui cambi di prospettiva.