Regression: recensione del film con Emma Watson

Regression

Dopo sei anni di assenza dal grande schermo, Alejandro Amenábar, regista premio Oscar per Mare Dentro, torna al cinema con Regression, un altro thriller, un film che dal territorio del racconto satanico esplora la mente e il ricordo e ancora una volta mette a nudo l’animo umano.

 

In Regression quando i dettagli dell’ultima indagine del Detective Bruce Kenner (Ethan Hawke) confermano un caso di riti satanici, non c’è altra scelta che chiamare in aiuto lo psicologo Dr. Raines (David Thewlis). I loro peggiori timori vengono confermati: presto si trovano ad investigare negli angoli più bui della psiche umana e nell’oscuro mondo dell’occulto. Il loro compito diventa da subito difendere la povera Angela (Emma Watson) vittima degli abusi di un padre alcolizzato e prescelta per i rituali satanici da lui stesso presieduti.

Come è nel suo stile, Amenábar costruisce un racconto composito e oscuro, ricco di riferimenti al cinema di genere che ne costituiscono l’ossatura insieme all’atmosfera plumbea e soffocante della provincia americana attanagliata dalla paura. I meccanismi della suspance sono conosciuti e scanditi da un occhio che si addentra non solo negli oscuri luoghi in cui questi riti satanici avrebbero preso luogo nella finzione del film, ma indaga con puntiglioso sguardo, attento e chirurgico, sui volti dei protagonisti, preda del terrore, delle visioni, ma soprattutto di ciò che di più aleatorio esiste nell’esistenza umana: la memoria e il ricordo. Un ricordo che può far fallire, che può ingannare, che può spingere anche le menti più acute e scientifiche a commettere un errore. E così l’indagine dello scienziato, che affianca il detective, comincia a fondersi con la ricerca spirituale e religiosa di pace, e fede e scienza si fondono nella testa del protagonista, che comincia solo a indagine avviata di dover fare un passo indietro e assumere nuovamente un approccio distaccato.

Regression

Il labirinto della memoria è dunque il protagonista vero di Regression, che si avvale di un ventaglio di attori molto noti per raccontare una storia abbastanza prevedibile ma solida nella forma del racconto e negli snodi narrativi. Emma Watson e Ethan Hawke rappresentano bene gli stereotipi che sono chiamati a incarnare, mentre una serie di volti di grande qualità artistica conferisce alla storia peso e credibilità. Tra questi spiccano Thewlis e l’ottimo David Dencik.

Il ritorno di Amenábar è segnato dalla sicurezza di passeggiare su un territorio noto, affrontato con il supporto di un cast di successo e con la certezza di muoversi in un campo che il regista conosce e sa manipolare a suo piacimento. Regression gioca con gli stereotipi, senza rischiare ma regalando brividi e curiosità allo spettatore che saprà lasciarsi affascinare.

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