Revanche Ti ucciderò: recensione

Revanche Ti ucciderò

Revanche Ti ucciderò, è il film di  GOTZ SPIELMANN, in corsa agli Oscar per il miglior film straniero. Non è la prima volta, il regista austriaco è già stato selezionato con Lo Straniero (1999) e candidato con lo «scandaloso» Antares (2004) tra i componenti dell’Academy. Il suo ultimo lavoro racconta la vita serena della campagna rurale austriaca, con le sue famiglie modello – villette, matrimonio, figli, ordine, e naturalmente razzismo. C’è pure la Vienna di sesso, commercio del corpo meglio se «clandestino», bordelli, coca e botte in cui vivono i due protagonisti, Alex e Tamara, lui è stato dentro e ora lavora come tuttofare per il padrone del bordello. Lei è ucraina, ha un debito da saldare e si prostituisce.

 

I due stanno insieme di nascosto, lui progetta di rapinare la banca del paesino del nonno. Lì abitano anche Suzanne e suo marito Robert, poliziotto, non riescono a avere figli, la colpa è forse di lui, lei è devota iporcita, lui macho, sono razzisti, non adotterebbero mai un bambino – «chissà poi che carattere ha ». I principi di ordine e pistola, la morale dell’«essere costretti a difendersi», la finta distanza nel livello di crudeltà tra città e mondo rurale sono gli elementi che caratterizzano la pellicola. innestati in una costruzione narrativa canonica: un prologo, il dramma, l’epilogo innestati nel «genere vendetta» – la storia dell’uomo che vuole uccidere l’altro perché a sua volta gli ha ucciso l’amata – col paesaggio sociale e culturale ove pian piano la stessa vendetta si confonde.

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