Roba da Matti: recensione del film

Roba da matti

Nel ’78 la legge Basaglia impose la chiusura dei manicomi, istituendo servizi di igiene mentale. Con l’umiltà di chi entra in un mondo delicato per la prima volta, Enrico Pitzianti, regista e produttore di Roba da Matti, ci racconta la fragilità e la tenacia, la follia e la disarmante normalità.

 

In Roba da Matti, Casamatta è una residenza socio assistenziale che si trova a Quartu Sant’elena, in Sardegna , in cui vivono otto persone con disagi mentali. Come si può entrare in una realtà simile? Spesso siamo immersi nel pregiudizio e non lo sappiamo nemmeno. A Casamatta si entra come in una qualsiasi casa di persone che non conosciamo bene: con educazione ed un sorriso. Ci si fa conoscere, si cerca una frequenza comune e la si percorre. E’ così che il Signor Pitzianti, che porta con sè una telecamera, diventa semplicemente Enrico per gli inquilini della casa.

In Roba da matti Enrico è una compagnia tanto silenziosa quanto attenta… uno che ascolta la vita e a cui si riescono ad affidare, ormai, i pensieri più profondi e rivelatori. Enrico è una persona che capita in questo mondo  in un momento molto particolare: dopo 17 anni di attività, Casamatta rischia di chiudere. Un proprietario che non intende rinnovare il contratto ai matti, una denuncia assurda e la stampa mettono a dura prova inquilini, familiari e operatori. Quando si perde un tetto, c’è solo una cosa da fare: rimboccarsi le maniche e cercarsene un altro. Cosa succede quando le difficoltà incontrano sensibilità e forza? Si combatte, ogni ora, ogni giorno. Gisella Trincas, presidente dell’associazione Asarp Casamatta e sorella di una delle inquiline, è una donna tenace, affiancata da donne altrettanto tenaci: l’unione fa la forza, e una forza così è difficile da buttare giù.

A primo impatto lo spettatore, abituato com’è a film di altissimo livello formale, è parecchio infastidito dal taglio così prepotentemente documentaristico: tecnica povera e ‘attori’ che guardano continuamente in macchina da presa, parlando tranquillamente a chi sta dietro la telecamera. Verrebbe quasi da alzarsi e dire: “ma che state facendo? Un secolo di cinema non vi ha insegnato nulla?” … ma, a quel punto, si cadrebbe con estrema facilità nel ridicolo. Dopo pochi minuti, superato lo shock dell’impatto, l’occhio si abitua e l’interesse per l’inedito quanto innocente modo di raccontare prende il sopravvento.

Per una volta, per il tempo di un film, conosciamo persone e non personaggi. Ridiamo, piangiamo e sogniamo con Stefania, Cenza, Maria Antonietta, Patrizia, Sergio, Stefano, Silvana, Lorena e Pinuccio. Immersi nella sala buia, lo schermo ci illumina attraverso la normalità… e una cosa è certa: normalità che non è mai stata così straordinaria. Distribuito da Eia film, Roba da matti, sarà nelle sale a partire dal 20 aprile.

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