Senna

Appassionante come appassionante era il suo modo di guidare una macchina di Formula 1,  è così che si può definire l’attesissimo film-documentario sulla vita di Ayrton Senna. “Pochi mi conoscono davvero…”dichiarava un giovanissimo Senna. Prima del mito, un uomo semplice e complesso. Ecco chi era Ayrton. Il film – biografia mostra le paure e insicurezze, che non hanno fermato la straordinaria carriera del pilota che ha acquisito lo status di leggenda sportiva. Poi arriva il 1 maggio 1994 e ha fine il sogno, e come spesso accade, aumenta la fama e l’interesse per un epilogo tragico avvolto dal mistero fra dubbi irrisolti…

 

Scritto da Manish Pandey, diretto dal regista inglese, Asif Kapadia, grazie al contributo di scene di vita quotidiana fornite dalla famiglia, Senna ci permette di leggere ancora meglio il linguaggio del corpo del campione che nel suo gesticolare sapeva comunicare chiaramente il suo pensiero, non nascondeva gli stati d’animo e la sua forte, a tratti aggressiva personalità. Ma il senso del lavoro del film è soprattutto quello di un’inchiesta. Dice Senna ricordando la sua prima gara ufficiale nel 1978: “era corsa allo stato puro, non c’era politica”. E’ sempre stato questo il vero nemico di Senna, non Alain Prost, ‘il professore’ prima compagno di scuderia poi eterno rivale perfettamente integrato nel sistema-corse, non sono mai stati gli avversari, il problema era ‘la politica dello sport’. Tre volte campione del mondo, poteva esserlo almeno in un’altra occasione, invece, la sua storia è segnata da una squalifica che gli toglie il titolo e da un processo che sentenzia la sospensione per sei mesi della patente. Da qui, sempre più in polemica con quel mondo, il ragazzo dalla faccia pulita che è riuscito a farsi amare da un pubblico vasto per il suo impeto dentro e fuori dalla pista, reagisce, e l’anno dopo torna a correre per aggiudicarsi il terzo titolo.

Senna si concentra anche su un aspetto significativo. Senna e il suo Brasile. Una speranza, un modello, un modo per sognare, per far conoscere una nazione diversa da quella che realmente era in quegli anni di crisi. Non solo, non mancano, tanti riferimenti ad aspetti privati e intimi dello sportivo, dall’amore agli affetti. Ma la storia è una storia di passione sportiva che diventa ragione di vita: Prost, Dennis, Lauda, Williams, Schumacher sono nomi che in qualche modo si legano o hanno intrecciato rapporti col pilota, sono testimoni nel film del racconto di alcune esperienze e danno voce a sensazioni che fanno rivivere il brivido del clima di gara.

Ultima vittima della Formula 1, dopo di lui non si son registrati più decessi. Un destino che sembra così ingiusto è stemperato proprio dall’atteggiamento di Senna. La sua fede, il credere in Dio così fortemente lo faceva apparire immortale, e a detta di altri, quasi incurante della morte. Ecco l’altro tema ben sviluppato nel documentario: la religione. Atmosfera strana in quel 1 maggio, segnata forse dagli avvenimenti dei giorni delle qualifiche caratterizzati dal grave incidente di Rubens Barrichello e dalla morte in pista di Roland Ratzenberger. La sorella, Viviane, riporta un discorso del fratello, nel pre-gara di Imola, Ayrton sapeva che “quel giorno Dio gli avrebbe fatto il dono più grande.” Fimo all’ultimo sospiro, era questa l’altra vera passione del trentaquattrenne pilota.

L’Ottima e intelligente regia, appropriate le musiche di Pinto. No alle tradizionali tecniche documentaristiche, ma si al racconto nel rispetto della verità. Ecco gli ingredienti che hanno fatto apprezzare il prodotto, lo dimostrano i premi già vinti: Asif  Kapadia ha ritirato il ‘Cinema Audience Award’. Dopo essere uscito in Giappone, Brasile e America, l’11 Febbraio siamo pronti per accoglierlo nelle nostre sale, con una distribuzione, in realtà, esigua. La F1 è cambiata, il rischio, proprio in seguito alla vicenda di Ayrton grazie allo sviluppo tecnologico dell’elettronica e della meccanica nell’ingegneria dell’automobilismo, è diminuito notevolmente. Si ripensa, dunque a quei tempi come ad un periodo epico, dove la capacità di portare al limite la propria monoposto determinava vittoria o sconfitta.

“Vincere è come una droga, quando cominci non puoi più farne a meno”, queste le parole del giovane Senna al seguito del primo successo del gran Premio del Portogallo. Sia per chi vuole ricordare e rivivere a circa vent’anni di distanza quei momenti, sia per chi vuole capire quella storia, quel mondo, quella logica sportiva e politica di sport, il documentario rappresenta un occasione. Lontano dalle logiche dei film sull’automobilismo, è un omaggio che cerca l’emozione nel ricordo del pilota che non ha mai accettato giochi di potere se non quelli dettati dalle regole dell’asfalto.

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