La Spia – A Most Wanted Man: recensione del film con Philip Seymour Hoffman

La Spia - A Most Wanted Man

Il 30 ottobre di quest’anno sarà una giornata triste. È la giornata che tutti i cinefili ricorderanno come l’ultima volta che è arrivato al cinema un film con Philip Seymour Hoffman (fatta eccezione per la saga di Hunger Games che però non lo vede protagonista). La Spia – A Most Wanted Man è l’ultimo film che lo straordinario attore americano ha girato e completato prima della sua prematura scomparsa a gennaio 2014, è diretto da Anton Corbijn ed è basato sul romanzo di John Le Carrè, Yssa il buono.

 

In La Spia – A Most Wanted Man Yssa Karpov, un povero diavolo di origine russo-cecena, approda nel porto di Amburgo, all’indomani degli attentati terroristici dell’undici settembre, deciso a recuperare il denaro che suo padre, uno spietato criminale di guerra, ha accumulato impunemente. Melik Oktay e sua madre, entrambi residenti turchi-musulmani ad Amburgo, incontrano il ragazzo e gli offrono asilo. Senza saperlo, innescano una catena di eventi che coinvolgono le agenzie di intelligence di tre paesi. Sulle tracce del giovane c’è Günther Bachmann, agente dei servizi segreti che cerca di scoprire chi è e cosa cerca Yssa Karpov.

Corbijn, che ha alle spalle una solida formazione fotografica e solo due esperienze come regista di lunghi, cerca di seguire l’esempio di Tomas Alfredson, che con il suo La Talpa, altro adattamento da Le Carrè, aveva realizzato uno dei migliori film di genere (e non) degli ultimi anni. Purtroppo il risultato non è altrettanto interessante e La Spia si rivela, registicamente, un film tronco, che manca del ritmo e dell’eleganza che la letteratura di Le Carrè esige, una volta trasposta al cinema. La regia segue il protagonista in maniera servizievole, senza guizzi, e ci consegna un racconto monocorde che si risolleva in un finale pessimistico e cinematograficamente perfetto.

Protagonista della scena è Philip Seymour Hoffman, che con la sua mole e la sua personalità dipinge un personaggio completamente dedito al lavoro; incurante della sua persona e della sua salute (beve e fuma troppo), il suo Günther Bachmann è un uomo buono, nonostante sia stato fregato dalla vita e dagli eventi, un uomo che nonostante la sua difficile posizione cerca di fare la cosa giusta pur facendo il suo delicato mestiere, fatto di equilibri e compromessi. La gravitas di Hoffman passa dallo schermo allo spettatore, con la consueta potenza di uno sguardo penetrante e fermo, eppure intimamente ferito, quello sguardo che l’attore riusciva a consegnare con impensata semplicità ad ogni suo personaggio. A condividere con lui questo viaggio in una insolita Amburgo cinematografica ci sono Rachel McAdams, Robin Wright, Nina Hoss, Daniel Brühl, Grigoriy Dobrygin e Willem Dafoe.

La Spia – A Most Wanted Man è un film non completamente riuscito, un film dimenticabile che verrà purtroppo ricordato per essere stato l’ultima possibilità per Philip Seymour Hoffman di scavarsi dentro alla ricerca dell’altro e di consegnare al pubblico una nuova, e in questo caso struggente, maschera.

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