Sta per piovere di Haider Rashid – recensione

stasta-per-piovereSta per piovere è il terzo lungometraggio di Haider Rashid, giovane regista fiorentino, di padre iracheno e madre italiana. Un film che affronta uno dei grandi temi dell’attualità, quello della cittadinanza agli stranieri nati in Italia, attraverso la piccola vita quotidiana di un giovane e della sua famiglia, originaria dell’Algeria.

 

Said è un ragazzo nato e cresciuto in Italia, a Firenze, città che gli ha donato anche uno spiccato accento toscano. Con lui vivono il fratello Amir e il padre Hamid, che mantiene la famiglia lavorando come operaio.  Il suicidio del direttore della fabbrica, però, porrà di fronte ai tre la spietata realtà, quella di non poter rinnovare il permesso di soggiorno, che il padre aveva sempre ottenuto nei 30 anni di residenza in Italia. Said improvvisamente si ritrova in una situazione paradossale, in cui la legge lo spinge a tornare a casa in Algeria. Una casa mai nemmeno vista. Il giovane cercherà dunque una soluzione al problema, tra avvocati e sindacati, esponendosi in prima persona con la stampa locale, cercando di attrarre l’attenzione della comunità civile sul problema. Mentre il fratello Amir è deciso a rimanere in Italia, Said cerca la soluzione migliore per mantenere tutta la famiglia unita.

sta per piovere posterUn tema profondamente attuale, entrato più volte nella discussione politica del nostro Paese. Giovani nati e cresciuti in Italia, stranieri di seconda generazione che non hanno mai visto altra patria se non quella in cui sono vissuti, costretti ad abbandonare tutto. Casa, scuola, amici, futuro. I problemi di una burocrazia restrittiva, dagli iter lunghissimi, spesso attaccata a cavilli puramente tecnici. Un’Italia ancora poco incline all’integrazione, già nelle culture di altre nazioni occidentali quali Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti, per ragioni storiche legate al colonialismo e non solo. Rashid vuole proporci interessanti spunti di riflessione e ci riesce, in una storia che ha un sapore anche autobiografico, date le origini irachene del regista. Una vicenda raccontataci attraverso le parole e i volti dei personaggi, con un uso ricercato dei primi piani, soprattutto quelli di Lorenzo Baglioni (Said) e Mohamed Hanifi (Hamid), entrambi capaci di un’interpretazione convincente. Un film realizzato in modo semplice, con una sceneggiatura lineare priva di clamorosi colpi di scena che avrebbero tolto un po’ di realismo a una storia che vuole e deve raccontare un problema vero. La stessa Firenze ci appare in tutta se stessa. Una città viva, reale, non una semplice, splendida opera d’arte che fa da artistico fondale. Pur nella semplicità della rappresentazione, la pellicola riesce a coinvolgere e far riflettere lo spettatore, grazie a tematiche che sono, del resto, attuali e ormai argomento di quotidiano dibattito.

Sta per piovere si lascia guardare senza particolari problemi, un film semplice, ma capace di essere ciò che il regista vuole, spunto di riflessione e traino per la metamorfosi di un paese ancora abbastanza cristallizzato e chiuso sui temi dell’immigrazione. Un cambiamento che il regista sembra sentire nell’aria, ormai prossimo, come profumo di pioggia prima che le gocce comincino a cadere.

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