The Conjuring 2  aJames Wan è diventato grande. Il regista australiano che –  a furor di popolo – ha riportato in auge il genere horror, al suo ottavo film ha raggiunto la maturità professionale.

 

Con The Conjuring – Il Caso Enfield siamo di fronte alla sua opera più riuscita. Una pellicola che si prende il tempo per costruire una storia di ben due ore che scorrono lente ma inesorabili, senza che la tensione perda mai di mordente. Un puzzle i cui pezzi vanno a collimare perfettamente gli uni con gli altri.

Ritroviamo i coniugi Ed e Lorraine Warren (Patrik Wilson e Vera Fermiga) lì dove li avevamo lasciati, in quel di Amityville, la casa infestata più famosa d’America. Ma è solo un preludio. Una sorta di premonizione ipso facto di quanto attenderà i Warren al di là dell’Oceano. In Inghilterra, nei sobborghi della rivoltosa Londra anni ’70, un’anonima villetta di Enfield viene sconvolta da una presenza sovrannaturale e la pace di una famiglia verrà turbata da una possessione che richiederà l’intervento immediato dei demonologi americani.

Wan dirige con mano sapiente, disseminando indizi e citazioni autoreferenziali quanto classiche, ponendo evidentemente come raggiungimento del proprio Everest quel capolavoro di cinema ineguagliato che fu L’Esorcista. E quasi ci riesce. Se infatti per i cultori del genere l’opera di William Friedkin rimane insuperabile, The Conjuring – Il Caso Enfield può ben dirsi suo diretto e dignitoso erede. Nella marea di b-movie di mero livello che si limitano a rappresentare le possessioni demoniache tramite l’uso di effettacci sonori, qui siamo di fronte ad una presenza ultraterrena che si insinua sottilmente nelle menti e nei corpi di chi prende di mira. Non urla, ma ringhia. Non parla lingue straniere, ma pronuncia parole di odio. Infine, non rincorre. Appare dal nulla, all’improvviso. E lo spavento è assicurato.

The Conjuring 2James Wan è un regista di maniera, e non rinuncia a tutti quei piccoli cliché che – sapientemente distribuiti – sono il succo di ogni film horror che si rispetti. Ecco quindi che non mancano l’indovinello, il mostro con la sua filastrocca (velato omaggio a Babadook?), l’improbabile contorsione di corpi che camminano sui muri e – last but not least – la spaventosa suora-demonio, partecipe telefonatissima di uno spin-off già annunciato.

Nelle intenzioni del regista il personaggio della suora non era voluto. Dapprima infatti si era pensato ad un demone dalle corna caprine. Solo in un secondo momento Wan ha deciso di introdurre il personaggio della monaca per poter approfondire la storia di Lorraine e dei suoi dubbi fideistici.

Piccola chicca: l’agghiacciante “crooked man” non è opera del CGI, bensì è interpretato dall’attore spagnolo Javier Abotet, affetto da un’anomalia fisica (la sindrome di Marfan) che ne ha reso gli arti sottili e allungati, capaci di contorcersi come una bambola in stop-motion umana.

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