The Double: recensione del film con Richard Gere

The Double

In The Double Un gruppo di russi attraversa la frontiera tra Messico e Stati Uniti, un Senatore americano viene ucciso con un taglio alla gola, un ex agente della CIA è richiamato in servizio per indagare sul caso a fianco di un giovane dell’FBI. Risultato: un thriller di spionaggio che, purtroppo, pur avendo tutte le carte in regola, non riesce mai a lasciare con il fiato sospeso.

 

In The Double Sam Shepherdson (Richard Gere) è un ex agente della CIA che, durante la Guerra Fredda, ha eliminato quasi tutti i più temibili killer russi in circolazione, i famigerati “Sette di Cassius”.  Quasi, poiché Shepherdson non è mai riuscito a catturare ed uccidere i loro capo, Cassius. L’omicidio di un Senatore degli Stati Uniti, però, fa riemergere l’assassino dal passato dell’ex agente della CIA: il modo in cui il politico è stato ucciso -con un preciso taglio alla gola- fa infatti pensare ad un ritorno di Cassius in circolazione. A questo punto entra in gioco Ben Geary (Topher Grace), un giovane agente FBI che, desideroso di catturare il killer sovietico e affascinato dalla sua figura al punto di scrivere su di lui la sua tesi di laurea, riesce ad ottenere l’incarico di cercare Cassius insieme a Shepherdson. Le sue indagini, però, lo porteranno a rischiare la vita e a mettere a repentaglio quella della sua famiglia.

The Double, il film

The Double, debutto alla regia per Michael Brandt, nonostante si avvalga di un cast d’eccezione (con nomi del calibro di Richard Gere, Topher Grace e Martin Sheen) non riesce mai a decollare. Brandt, che oltre alla regia firma anche la sceneggiatura (scritta insieme a Derek Haas), in realtà non crea un film incisivo o avvincente, ma si gioca nella prima mezz’ora l’unico elemento “a sorpresa” della pellicola e poi lascia che la storia scorra tra indagini, sospetti, inseguimenti e crisi di coscienza (più o meno vere), che danno l’impressione di essere quasi elementi superflui. La parte più interessante del film si gioca invece sul filo del rapporto tra Shepherdson e Geary: il vecchio e il nuovo agente che rappresentano due facce della stessa medaglia, non tanto “il poliziotto buono e il poliziotto cattivo”, ma piuttosto il passato e il presente di un mondo -quello dello spionaggio- che, apparentemente immodificabile, riesce ad essere intaccato e superato dai sentimenti personali.

La sceneggiatura di Brandt e Haas (che, tra l’altro, avevano già collaborato alla stesura di Wanted-scegli il tuo destino e Un treno per Yuma) sembra dunque perdersi un po’: indecisa se seguire la pista del thriller o quella dei rapporti umani, se fare di The Double un film d’azione o meno, si trova ad essere poco incisiva su tutta la linea. Un film di facile fruizione, che non annoia ma nemmeno emoziona e che, grazie a dei flash-back particolari -ricreati con una luce fredda e tagliente- riesce, almeno a livello visivo, a mantenere desta l’attenzione dello spettatore.

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