The Homesman: recensione del film di Tommy Lee Jones

The Homesman

In The Homesman nelle praterie del profondo West la vita è fatta soprattutto di solitudine. In una comunità del Nebraska isolata dal resto del mondo tre donne hanno perso completamente la ragione. I loro mariti le hanno trascinate laggiù nella rincorsa del sogno Americano, inseguendo il mito del selfmade man, fallendo prima come uomini e poi come mariti.

 

Un prete metodista cerca di riportare la pace nel suo gregge e incarica la misericordiosa Mary Bee Cuddy (Hilary Swank) di “scortare” su un carro-prigione le tre donne verso Est, nel mondo civilizzato dove la moglie di un Pastore (Maryl Streep) attende le anime smarrite per curarle. Ma Mery non può farcela senza un compagno di viaggio: incontra inaspettatamente un fuggiasco appeso per il collo a un albero, che dovrà sdebitarsi. Insieme a questo “low-life” cowboyche si fa chiamare George Briggs (Tommy Lee Jones) parte per il lungo viaggio attraverso le bellezze di aspri paesaggi desolati, percorrendo la pericolosa frontiera sotto una costante minaccia, quella psicologica.

The Homesman, il film

In questo percorso salvatori e salvati sono messi alla prova, e spesso finiscono per confondersi: se la schizofrenia delle tre donne sembra trovare nel viaggio i primi sintomi di una terapia, la straordinaria umanità di Mary Bee invece subisce un duro colpo. L’unico che sembra salvarsi dalla desolazione è il cinico vecchio cowboy che vive alla giornata e che rifiuta ogni illusione.

Per quanto The Homesman possieda il tenore western vecchio stile, la drammaticità del film non si consuma sotto i colpi di pistola, bensì attraverso la tensione emotiva che investe i due eccentrici protagonisti, magnificamente interpretati dalla pluripremiata agli Oscar Hilary Swank e da Tommy Lee Jones, che è altrettanto bravo davanti e dietro la macchina da presa. L’attore e regista del New Mexico affronta il western rinnovandosi nel genere dopo il film di debuttato alla regia (Le tre sepolture, 2005) con cui si era già aggiudicato a Cannes il premio come miglior interprete e miglio sceneggiatura.

di Enrico Baraldi

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