The Matchmaker recensione film netflix

Dopo aver diffuso, in ben 190 paesi, prima titoli di serie o film spagnoli, poi coreani e turchi, Netflix ora punta anche sulla distribuzione di produzioni del mercato arabo. Il thriller psicologico The Matchmaker è girato ad AlUla, un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO in Arabia Saudita, una vasta oasi desertica di 22 km quadrati dove transitava l’antica Via dell’Incenso che veicolava spezie e altre mercanzie dallo Yemen e dall’Oman, ora meta anche per il nuovo turismo di lusso nel deserto. Questo film è prodotto da Telfaz11 e diretto da Abdulmohsin Aldabaan. La trama segue la storia di Tarek, un semplice impiegato che si innamora perdutamente della bellissima stagista del suo ufficio.

 

La trama di The Matchmaker

Tarek (Hussam Al Harthi) lavora come tecnico informatico in un’azienda, è sposato con Reem (Rahaf Ibraheem) e ha una figlia ma quando torna a casa, sempre di sera molto tardi come fa notare la sua bambina, non dedica mai del tempo alla famiglia e preferisce andare a dormire. Lo stesso uomo, nel cuore della notte, si sveglia e spia dal tetto segretemente una coppia che si sta divertendo e ballando nell’appartamento davanti al suo palazzo e prova invidia. Ma perchè Tarek è cosi distante da sua moglie? L’unica spiegazione è che l’impiegato e annoiato della sua vita monotona ma l’arrivo in ufficio di una giovane donna di nome Salma (Nour AlKhadra), forse gli cambierà la sua esistenza per sempre.

Il protagonista al lavoro, ascolta e guarda un video su internet che spiega la differenza tra un maschio e un uomo. Tarek ovviamente è il classico individuo tranquillo e pacato che sogna di essere un maschio alfa. Intanto la sua collega Salma, di punto in bianco, da le dimissioni e lui in preda al suo folle innamoramento per la ragazza decide di prendere un volo e raggiungere la ex collega in uno strano resort nel deserto. Questo residence di lusso è gestito da un sensale, Hessa (Reem Al Habib), che assicura al protagonista, perplesso e anche un po’ spaventato, che il posto dona la totale priorità della privacy per chi ci soggiorna e spiega le varie fasi della vacanza. Ma si persepisce qualcosa di terribile in quello strano luogo, prima di tutto non esiste una rete mobile e secondo, chi lavora lì sono dei camerieri molto inquietanti e indossano delle tuniche color rosso sangue.

The Matchmaker film recensioneDurante la prima sera nel resort, Tarek fa amicizia con un’altro ospite che gli racconta che i suoi amici non sono mai più tornati indietro. Il protagonista inizia a percepire, finalmente, che il posto non è sicuro e vuole scappare, ma viene risucchiato in vari sogni e poi incubi ad occhi aperti, ma per fortuna riesce ad uscirne fuori. Tarek decide di lasciare il resort, convince persino un altro uomo ad andare via con lui, ma ovviamente appena sale in auto viene fermato da uno dei dipendenti di Hessa. Alla fine il protagonista, grazie all’aiuto di Salma riesce a tornare a casa e finalmente capisce la fortuna di aver una moglie e una figlia che gli vogliono bene.

Un film che ricorda Black Mirror

Il significato di The Matchmaker viene spiegato tutto nella sequenza iniziale stessa. Una voce femminile racconta la leggenda di una donna e della sua missione su come purificare i peccati degli uomini attraverso il fuoco. Il film si rivela fin da subito un racconto d’ispirazione dal folklore e dalla mitologia con mariti infedeli che quando bruciano vivi, annientano con le fiamme anche la loro tendenza a commettere adulterio. Dopo la loro morte questi uomini rinascono, ma come servi fedeli che eseguono ogni comando delle donne della congrega della sensale.

Il concetto principale è interessante, ma il regista non è bravo nella sua esecuzione. Questo film però possiede un punto a suo favore, quello di ricordare una dinamica alla Black Mirror. Le atmosfere dello strano resort, nascosto nel deserto, possono essere utilizzate per una qualsiasi trama della serie antologica. In The Matchmaker abbiamo la dinamica di una sensale che promette agli uomini che li abbinerà alla loro sposa perfetta, il “misyar” un matrimonio senza vincoli dove la moglie rinuncia ai diritti matrimoniali convenzionali, solo che qui si rivela con il risultato contrario.

Il finale è insoddisfacente anche perché la storia è brevemente guidata dal protagonista, un personaggio molto anonimo e troppo poco definito. Accogliamo con favore il punto di vista opposto, quello di Salma, anche è l’unica attrice del cast che spicca grazie alla sua ottima recitazione, purtroppo il suo personaggio appare solo all’inizio e nel finale frettoloso. Per concludere The Matchmaker avrebbe potuto usare un po’ di tempo in più, 120 minuti sono troppo pochi, per sistemare le cose e sfuttare il personaggio più riuscito quello di Salma.

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