Tra cinque minuti in scena recensione

Accarezzare il dettaglio di un corpo usurato dalla vita, che intrappola una mente dalla quale la memoria di una passata, straordinaria energia non è mai sparita e continua a dare vigore anche a delle membra che del vigore sembrano possedere solo delle tracce confuse. Tutto questo è il primo lungometraggio di Laura Chiossone, che porta sul grande schermo una storia così comune nella vita di ogni figlio, da sembrare un’azione totalmente rivoluzionaria:  forse è perché tutte le cose della quotidianità ci sembrano ordinarie e banali che non ci sogneremmo mai di raccontarle… ed è qui che sbagliamo: la Chiossone ce lo ha dimostrato.

 

Tra cinque minuti in scena è un’opera nuova, coraggiosa, sperimentale non solo perché  si avvale di ben tre forme di linguaggio, ma soprattutto perché è leggera, attenta alla misura, estremizza ma non cade in quel ‘troppo’ di cui spesso la sperimentazione stessa  è  vittima. Gianna è un’attrice che si divide tra il teatro e le cure di sua madre, Anna, che è ormai totalmente dipendente da sua figlia anche e soprattutto per le azioni quotidiane più semplici.

Tra cinque minuti in scena posterPassando per tre livelli narrativi e per tre linguaggi, assistiamo incredibilmente alla stessa storia e alle sue molteplici sfaccettature. Diviso tra la poesia di una parte prettamente documentaristica, in cui la macchina da presa sembra scomparire insieme ad ogni artificio di copione, lasciando, nudo e crudo, l’amore immenso, a volte stanco, tra Gianna e Anna; tra la finzione palese e fortemente calcata nella recitazione, che si fa più invadente e tangibile del mondo del teatro, dove lo show deve andare necessariamente avanti ed, infine, una parte più specificamente cinematografica, drammatica, nella quale viviamo Gianna, figlia e  donna.

All’interno di questi tre contenitori, la stessa storia nelle sue diverse sfumature: il dramma, l’ironia, il tumulto interiore. Ad accompagnare la delicatezza di questa storia, contribuisce la musica delle Into The Trees, due musiciste Italiane che hanno cominciato con l’autoprodursi le loro canzoni e che, attraverso un brano caricato in rete sono state contattate dalle stessa Chiossone  e,  tra le altre, hanno composto musiche ad hoc per il suo film. Un connubio più che azzeccato, che riesce a rafforzare la caratteristica per la quale lo stesso film si contraddistingue principalmente: il racconto puro e semplice di una storia importante che riesce a darsi la leggerezza necessaria ad entrare nel cuore di chi lo guarda, riuscendo a non cadere nella facile retorica che molto spesso rovina progetti in partenza buoni.

Il merito va, indubbiamente, all’intuizione della regista, che ha usato efficacemente le potenzialità del linguaggio del documentario  e alle due protagoniste, Anna e Gianna, madre e figlie anche nella vita, che ci hanno mostrato il loro reale amore, senza la paura di essere scrutate. Attorno a tutto ciò, trova spazio la storia della realtà del mondo dello spettacolo, in bilico perenne, tra l’entusiasmo e le difficoltà non solo del decollo, ma del volo stesso in una situazione, come quella attuale del nostro paese, in cui far vivere lo spettacolo, soprattutto quello di qualità, è sempre più difficile.

Un film che sarebbe davvero un peccato perdere, Tra cinque minuti in scena sarà nelle principali sale di ogni regione italiana a partire dal 27 Giugno.Tra cinque minuti in scena

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