
Tutto sua madre (il titolo originale, Les garçons et Guillaume a table!, I ragazzi e Guillaume a tavola!, riprende una delle frasi che più hanno condizionato l’esistenza di Guillaume, pronunciata regolarmente da sua madre, e sottolinea l’autoironia del progetto) è l’esordio autobiografico di Guillaume Gallienne – attore prima teatrale, poi anche cinematografico – dietro la macchina da presa. Il film è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs ottenendo il riconoscimento più importante, l’Art Cinéma Award.

La pellicola è brillante e ben recitata da Gallienne, protagonista nei panni di sé stesso, di sua madre, e di varie altre figure, soprattutto femminili: uno straordinario trasformista che ama il travestitismo e se ne va a spasso di epoca in epoca, oltre che in situazioni e paesi diversi, alternando la commedia alla farsa. L’intento dichiarato è di recuperare l’atmosfera della commedia classica alla Billy Wilder e vi si avvicina in più di un’occasione, anche grazie a tempi comici perfetti.
Notevole è poi l’accuratezza con cui il regista scruta i volti, a cominciare dal suo, registra il modificarsi degli stati d’animo in uno sguardo, osserva attentamente i gesti, il modo di parlare. Ciò gli permette di dare complessità alla figura del protagonista, di creare con pochi elementi situazioni di grande forza comica e passare facilmente dalla commedia al dramma, dalla farsa a momenti seri e commoventi nel delineare il rapporto conflittuale di un figlio remissivo con una madre fredda e autoritaria. Le caratterizzazioni offerte dal resto del cast sono pure efficaci – il padre di Guillaume (André Marcon), la nonna (Françoise Fabian), ma anche i vari medici, psichiatri e psicologi che il protagonista incontra nel suo percorso sono spassosi.
Il lavoro nasce in teatro e l’impronta teatrale resta nel film, ma non lede le specificità del genere.
