
Un tram che si chiama Desiderio è un film del 1951 diretto da Elia Kazan e con protagonisti nel cast Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter e Karl Malden.
Anno: 1951
Regia: Elia Kazan
Cast: Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden
Un tram che si chiama Desiderio – Trama

Sorgono però subito le prime frizioni con Stanley, che da una parte considera oltremodo rozzo e burbero, pur essendone, dall’altra, attratta. Stella dal canto suo si dimostra paziente e comprensiva con la sorella, così come è remissiva e sottomessa al marito. Blanche è alla continua ricerca di un uomo che la ami e la sposi, e sembra anche trovarlo in Mitch, amico di Stanley, l’unico che si distingua per i suoi modi gentili.
Tuttavia, Stanley, che vede Blanche solo come un’approfittatrice, decide di indagare sul suo passato e lo scopre assai poco edificante: è stata cacciata dal suo lavoro d’insegnante perché inadatta: la sua reputazione è compromessa ed è diventata famosa nel suo paesino di provenienza per frequentare uomini di ogni tipo e malfamati alberghi. Inoltre, col passare dei mesi, la sua instabilità psichica è sempre più evidente, come la dipendenza dall’alcol. Quando la situazione si complicherà ulteriormente, Blanche si avvierà verso una crisi profonda e irreversibile.

Un tram che si chiama Desiderio
Vivien Leigh porta sullo schermo la sua esperienza di attrice teatrale per caratterizzare in maniera vibrante la sua Blanche: una donna instabile, non in grado di affrontare la realtà, frustrata, il cui unico vero amore si è concluso in modo tragico, assediata dal senso di morte e contemporaneamente in cerca di piacere, ma anche di affetto, pace e serenità. Una donna che ammanta la realtà col velo delle sue fantasie. Seppure vi sono echi di teatralità e melodramma in questa figura così decadente, l’interpretazione è di indubbia efficacia e la Leigh passa disinvoltamente dall’effimera e ilare vanità al terrore, alla follia. Restano celebri le parole con cui Blanche si congeda, diretta in manicomio, mettendosi ancora una volta nelle mani degli altri: “Chiunque voi siate, ho sempre confidato nella gentilezza degli estranei”. In esse è riassunta tutta la sua ingenuità.
Kazan orchestra
abilmente il dramma riuscendo a trarre dagli attori l’essenza, a
penetrare nella psicologia dei personaggi. Fa ricorso a molti
elementi simbolici, basti citare i tram chiamati Desiderio e
Cimitero, o l’anziana donna che vende fiori per i morti, a indicare
i due estremi tra i quali si muove il mondo di Blanche. Ma anche la
casa dei coniugi Kowalski, triste, modesta e spoglia, che riflette
lo stato di afflizione interiore della protagonista, oltre ad
essere la perfetta “tana” per l’animalesco Stanley.

Un tram che si chiama desiderio, è dunque il ritratto di anime fragili, non solo quella della protagonista, ma anche quella della sorella Stella col suo rapporto di amore e odio verso Stanley, e dello stesso Stanley, insieme espressione dell’istinto, rude, violento, ma con momenti di estrema fragilità. È il romanticismo degli animi tormentati e delle forti passioni umane il protagonista della pellicola, che fece incetta di premi: Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kim Hunter/Stella e stesso premio al maschile per Karl Malden/Mitch, Oscar anche per la miglior scenografia. A Venezia Un tram che si chiama Desiderio ottenne il Premio speciale della Giuria, mentre Vivien Leigh fu decretata migliore attrice.
