Da bimbo del Mickey Mouse Club a erede indiscusso di star come George Clooney e Richard Gere, ne ha fatta di strada Ryan Gosling, attore statunitense e divo cinematografico del momento, attualmente nelle sale americane con il thriller di Ruben Fleisher, Gangster Squad, al fianco di Sean Penn ed Emma Stone.
Ryan Gosling, biografia
Ryan Gosling, alto 1, 84 centimetri è nato a Londra (Ontario) il 12 novembre del 1980 in una famiglia modesta, da genitori mormoni: la madre, Donna, è una segretaria; il padre invece, Thomas Gosling, un operaio. Dopo essersi formato alla Cornwall Collegiate and Vocational High School, si trasferisce a Burlington dove prosegue i suoi studi presso la Lester B. Pearson High School.
A partire dal 1993, e nei due anni successivi, la futura star hollywoodiana partecipa come cantante, ballerino e anche presentatore al programma per bambini Mickey Mouse Club, che lo vede sul palco insieme ad altri volti, ora noti, del mondo dello spettacolo, come Christina Aguilera, Justin Timberlake, Britney Spears e Keri Russell.
Ryan Gosling, film e filmografia
Dopo le prime esperienze in serie televisive, per Ryan Gosling il debutto cinematografico arriva nel 1997 con il fantasy di Robert Tinnel, Il mio amico Frankenstein, seguito dalle parti, via via sempre più significative, in Il sapore della vittoria di Boaz Yakin (2000), The Believer, di Henry Bean (2002) e Formula per un delitto, diretto da Barbet Schroeder (2002).
Nel 2006 Ryan
Gosling si aggiudica la nomination all’Oscar come miglior
attore protagonista di Half Nelson, film
drammatico diretto da Ryan Fleck, in cui
interpreta un professore di storia tossicodipendente, in qualche
modo riabilitato da una profonda e drammatica amicizia nata con una
delle sue studentesse: ragazza altrettanto problematica e in crisi.
Una candidatura, quella alla statuetta più prestigiosa, del tutto
meritata, e segno tangibile di un talento in crescendo, capace di
misurarsi con convinzione e intensità con ruoli difficili,
importanti. E infatti è soltanto il primo di una lunga serie: fatta
eccezione per la commedia
Crazy, Stupid, Love, di Glenn
Ficarra e John Requa (2011), in cui veste
i panni di un insolente dongiovanni, poi convertito ad onestà e
virtù dal primo vero amore, ad attenderlo sono sempre ruoli da
bello e tenebroso: poche parole e tanti fatti, il più delle volte
tristi, drammatici o cruenti.
Ryan Gosling: Dal Mickey Mouse Club a Nicolas Winding Refn
Pensiamo
all’incredibile successo ottenuto con
Drive (2011), diretto da
Nicolas Winding Refn (che poco dopo lo scrittura
anche per
Only God Forgives non ancora uscito
nelle sale), dove una violenza brutale, un passato oscuro e
doloroso, si combinano senza ombra di contraddizione in una
personalità complessa, capace di combattere, uccidere ed amare in
egual misura.
Ryan Gosling – Fascino, delitto e mistero caratterizzano anche una delle prove precedenti, quella meno riuscita di Love & Secret (2010), storia ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto nella NY degli anni ottanta, ma in cui la bravura degli interpreti (è Kirsten Dunst ad affiancarlo), non è sufficiente a sostenere la regia poco convincente di Andrew Jarecki: qui Ryan Gosling, dopo una prima parte tutto sommato ben costruita, si ritrova ad interpretare un improbabile psicopatico con tacchi e parrucca, alla Norman Bates “style”.
Di ben altro livello la sfida come alter ego, politico e generazionale, di George Clooney in Le Idi di marzo, firmato (e co-interpretato) da quest’ultimo, e in cui Ryan da forma a un personaggio di spessore, angosciato dall’etica e la morale di una politica corrotta, e di cui lui stesso sembra ormai parte.
Repubblica lo ha raccontato così il successo di questo giovane talento: “il giubbotto che indossa in Drive […] è diventato un oggetto di culto. Le fan page a lui dedicate sono in continuo aumento. E con la supercelebrità, arrivano anche i video di (bonaria) parodia: come quello, raffinato e ironico, realizzato da funnyordie.com, in cui si prende in giro il suo essere spesso, sullo schermo, quasi muto: viso lungo, sguardo intenso, pochissime parole.”