Unidentified, recensione del film di Bogdan George Apetri #NoirinFest

Il regista e produttore rumeno è al suo secondo lavoro dietro la macchina da presa dopo Outbound.

Unidentified recensione

In concorso al Noir in Festival XXX arriva Unidentified, il lungometraggio di Bogdan George Apetri, un thriller poliziesco che parla di pregiudizi collettivi e di un’ossessione privata in una Romania che sembrerebbe da cartolina, vista dai suoi tetti e dai suoi laghi.

 

Unidentified, la trama

Florin Iespas, Bogdan Farcaş, è un poliziotto molto efficiente: risolve tutti i casi che gli vengono affidati. Così chiede al suo capo, Vasile Muraru, di occuparsi di un caso che langue da tempo. Due hotel incendiati, due donne morte e Florin è convinto che gli episodi siano collegati. Il suo capo però lo invita a lasciar perdere. Nonostante i suoi problemi personali – debiti cui non riesce a far fronte e una nebulosa situazione privata – Florin continua invece un’indagine parallela. Il principale indiziato è il guardiano notturno degli hotel, Bǎnel, Dragoş Dumitru, che lavora di notte anche a una pompa di benzina non lontano dagli alberghi. Bǎnel però si proclama innocente e l’indagine sembra prendere altre direzioni. 

Il colpevole non identificato di Apetri e lo spettatore perso 

E’ ambizioso Bogdan George Apetri, quando concepisce un noir di più di due ore puntando i riflettori su una piccola comunità del nord della Romania, su un commissariato di polizia qualsiasi, popolato da persone qualunque, con il fare bonario da vicini di casa. Colleghi che al mattino si salutano scambiandosi battute di spirito e raccontandosi barzellette. Non è facile creare suspense a partire da un contesto come questo. È però tipico del noir il topos del piccolo paesino tranquillo in cui non succede mai niente, che nasconde invece misteri e svela individui inquietanti.

È ambizioso anche voler svelare le connivenze all’interno di un apparato dello Stato. Un sistema che protegge sé stesso e i suoi membri invece di comportarsi seguendo la legge e ancor di più l’etica. Temi questi che il cinema italiano conosce bene e che ha saputo esplorare giungendo a risultati eccellenti con alcuni dei suoi regisiti più impegnati e con pellicole come il vincitore dell’Oscar al Miglior film straniero Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Elio Petri. Difficile non pensarci, pur con tutti i distinguo, guardando Unidentified. Il regista rumeno è ambizioso quando fa un’analisi sociale introducendo il tema del razzismo nei confronti degli “zingari”. Apetri, insomma, dopo il primo apprezzato film, Outbound, vuole mettere a segno il colpaccio della svolta e così introduce tanti spunti, diffcili però da gestire insieme.  

Unidentified è un poliziesco in cui per più di un’ora lo spettatore segue il protagonista in una sua indagine non venendo a scoprire praticamente nulla. La prima parte del film è lenta e non avvince, né riesce a creare quell’atmosfera di suspense tipica del genere. Il regista si sofferma in modo esasperante sugli appostamenti e sui movimenti di Florin, tra lavoro e privato. Dopo trenta minuti la scoperta più sensazionale è che il distributore dove lavora il guardiano Bǎnel, il principale sospettato, vende benzina nei contenitori, il che è illegale.

Dopo un’ora, emerge che Florin non riesce a pagare i debiti con la banca. La sceneggiatura – firmata dallo stesso Apetri, che cura anche il montaggio, con  Iulian Postelnicu – sembra non seguire un filo. Prima l’indagine, poi il privato – Florin vive solo, anche se si parla di una moglie, e cerca di prendere tempo per pagare i suoi debiti – poi di nuovo l’indagine e forse un’amicizia con quello che prima si credeva il principale sospettato. Tutto questo disorienta lo spettatore. Appena ci si comincia ad addentrare in un argomento, lo si abbandona per spostarsi su un altro. Questo rende il film difficile da seguire e noioso. Lo spettatore si domanda cosa gli si voglia davvero raccontare e quando si arrivi al cuore della storia.

Finalmente, dopo la metà, il lavoro si fa più vivace, si inizia a fare un po’ di chiarezza, anche se le cose non sono ancora come appaiono. Il film si comincia a fare interessante man mano che si arriva appunto al cuore, cioè si puntano i riflettori sul personaggio di Florin, ben interpretato da  Bogdan Farcaş, e sul suo mondo interiore. Si scoprono fantasmi, ossessioni e nodi nel suo rapporto con la moglie Stela, Ana Popescu. È qui il vero interesse, è la figura di lui che si svela e rivela come uno psicopatico ossessionato dalla donna. Ormai però, nonostante l’interpretazione anche intensa del protagonista, che mostra bene il lato oscuro di una mente distorta, il film è fortemente squilibrato e il risultato generale compromesso.

Suggestive infine le panoramiche sui paesaggi urbani e naturali che rimandano l’idea di cui si parlava all’inizio: un piccolo paesino apparentemente tranquillo e bucolico, il cui aspetto inquietante si capisce a pieno solo alla fine, quando si comprende il significato delle note di Chopin che scorrono in sottofondo e accompagnano tutto il film, a richiamare l’ossessione di Florin. La fotografia è affidata a Oleg Mutu.

Unidentified è un film di genere troppo ambizioso e squilibrato, nettamente diviso in due metà, in cui i pregi della seconda non riescono a compensare i difetti della prima, lasciando lo spettatore distante per troppo tempo.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
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