L’arma più potente di ogni essere vivente è il linguaggio. Che sia visivo, scritto, del corpo, o semplicemente dello sguardo e delle emozioni, ci aiuta a stare al mondo, ci guida e spesso ci salva. Da questo assunto Denis Villeneuve, regista di Sicario, racconta un misterioso incontro tra specie, pianeti, momenti.
In Arrival, 12 misteriosi oggetti volanti non identificati raggiungono la Terra, dislocandosi in altrettanti luoghi. Nel Montana, l’esercito degli Stati Uniti stabilisce un campo base per analizzare l’astronave aliena stanziatasi sul territorio americano. Per capire la natura dell’ “arrivo”, i militari coinvolgono una linguista (Amy Adams) e uno scienziato (Jeremy Renner), allo scopo di decifrare il linguaggio, la tecnologia e le intenzioni dei visitatori.
Arrival si basa su Storia della tua vita, racconto inserito nella raccolta omonima di Ted Chiang e per l’adattamento, Villeneuve si è avvalso della penna di Eric Heisserer, avvezzo allo sci-fi. Dopo aver dimostrato grande destrezza con il thriller, il regista di Prisoners si affaccia alla fantascienza, abbracciando il genere nella maniera più pura, senza però rinunciare all’approccio intimo nel tratteggiare i personaggi. La sua maestria sta nel raccontare con le immagini, nello spiegare una storia che si rivela essere più complessa di quello che si immagina attraverso gli occhi di Amy Adams, ancora una volta performer di grande spessore e intensità. L’attrice si fa portatrice di sofferenze, emozioni, paure, curiosità e intelletto che si divincolano dalla sua umanità pur fondandola e diventano caratteristiche universali che accomunano il noto e l’ignoto.
Arrival: trailer ufficiale del film di Denis Villeneuve
Più che la ricerca dell’altro, Arrival è un invito alla cooperazione e alla conoscenza reciproca, proprio attraverso quel linguaggio totale che si astrae dalla lingua parlata. I canoni dello sci-fi vengono toccati con rispetto della tradizione ma non si rinuncia al tentativo di fare propria una storia principalmente umana, che, nel colpo di scena finale, si rivela nella sua universalità. Nell’incontro con l’altro, Villeneuve ci invita ad accettare, amare e scoprire noi stessi.
Sorprendendo, affascinando e intrappolando lo spettatore con una tensione narrativa raffinata e costante, Denis Villeneuve rivela un aspetto più umano, tenero, e forse per questo più potente, della sua personalità registica, confezionando una preziosa esperienza cinematografica.