Capri-Revolution: recensione del film di Mario Martone presentato a Venezia 75

Abbiamo visto in anteprima Capri-Revolution, il film di Mario Martone presentato in concorso alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia. Dopo Il giovane favoloso, il regista torna a riflettere sulla Storia e sull’identità, osservando da vicino il confine tra natura, arte e libertà in un racconto che affascina ma non convince fino in fondo.

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Dopo Il Giovane Favoloso, presentato al Lido nel 2014, Mario Martone porta in Concorso a Venezia 75 Capri-Revolution, il suo nuovo lungometraggio che, di nuovo, riflette sulla Storia inquadrandola da vicinissimo.

Ambientato nel 1914 sull’isola di Capri, Capri-Revolution ricostruisce la nascita di una comunità di giovani artisti nordeuropei che, alla vigilia della Prima guerra mondiale, decisero di stabilirsi sull’isola alla ricerca di un rapporto autentico con la natura. Tra loro approda Lucia (Marianna Fontana, “Indivisibili), giovane pastorella analfabeta che, incuriosita da quella vita libera e selvaggia, si lascia lentamente coinvolgere nel loro modo di vivere, scoprendo un mondo lontano dalle convenzioni sociali e religiose in cui è cresciuta. La comune fondata dal pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach – figura realmente esistita – diventa per Martone il punto di partenza per esplorare il conflitto tra istinto e civiltà, spirito e corpo, ragione e libertà. Tuttavia, la regia si sofferma più sul percorso individuale di Lucia che sull’orizzonte collettivo di cambiamento che la comunità rappresentava.

Capri-Revolution, il film

Martone prende spunto da un fatto storico e lo dilata, realizzando un racconto estremamente ricco che però lascia cadere subito le trame narrative legate alla politica e si concentra sulla figura di Lucia, interpretata da Marianna Fontana (Indivisibili), che in pochissimo tempo, da pastorella analfabeta, impara a leggere, scrivere, parlare in italiano e addirittura in inglese. La debolezza del film di Martone si riscontra tutta nella sceneggiatura, scritta a quattro mani con Ippolita Di Majo, e che trascura l’aspetto politico impegnato della storia reale che concentrarsi sulla parabola personale. Persino la messa in scena del naturismo della comunità fondata dal pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach viene trattata con superficialità, e il discorso sull’atto creativo, come elemento per connettersi a più livello con altre persone viene completamente messo da parte.

La lussuria della natura, la particolarità della storia vera, la preparazione alla rivoluzione russa del 1917 che potrebbe intercettarsi nel titolo stesso del film, vengono attraversati quasi con superficialità da Martone, e così Capri-Revolution rimane un’opera affascinante a metà, che non va a fondo, che non sfrutta il suo potenziale.

La regia di Martone e i limiti della scrittura

Martone sceglie ancora una volta di partire da un episodio storico per costruire un racconto che parla al presente, ma Capri-Revolution mostra presto la sua fragilità sul piano drammaturgico. La sceneggiatura, scritta insieme a Ippolita Di Majo, abbandona progressivamente l’aspetto politico e ideologico per concentrarsi sull’evoluzione personale della protagonista: da giovane isolana a donna consapevole, capace di leggere, scrivere e parlare una lingua nuova.

Un percorso di formazione che, pur affascinante, finisce per impoverire il film di quella dimensione collettiva che ne avrebbe potuto ampliare la portata simbolica. Anche il tema del naturismo e dell’arte come atto creativo — che pure avrebbe potuto rappresentare il vero cuore della storia — viene solo sfiorato, perdendo forza e coerenza nel racconto.

Un’estetica potente ma distante

Visivamente, Capri-Revolution conferma la maestria di Martone nel restituire la potenza dei paesaggi naturali e la sensualità della luce mediterranea. La fotografia cattura la purezza di un ambiente incontaminato, mentre la colonna sonora e il lavoro sul suono amplificano la sensazione di sospensione tra due mondi.

Tuttavia, questa raffinatezza estetica non basta a colmare la distanza emotiva che separa lo spettatore dai personaggi. La “lussuria della natura” evocata dal titolo resta un’immagine più che un sentimento, e la promessa di rivoluzione – nel senso politico, artistico e spirituale – rimane incompiuta.

Capri-Revolution è così un film affascinante e imperfetto: potente nella forma, debole nella sostanza, capace di evocare un’epoca ma non di penetrarla davvero.

Capri-Revolution
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Sommario

Un’opera elegante e visivamente suggestiva, ma troppo discontinua nel ritmo e nella scrittura. Martone conferma la sua ambizione autoriale, ma Capri-Revolution rimane un racconto sospeso, più evocativo che realmente compiuto.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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