Vergine giurata recensione del film con Alba Rohrwacher

Vergine giurata

Presentato all’ultima edizione della Berlinale, nella competizione ufficiale, Vergine giurata, esordio alla regia di un lungometraggio di Laura Bispuri, è un inno alla femminilità ed alla sua indipendenza.

 

In Vergine giurata Mark è un ragazzo che vive nel nord dell’Albania, dove ancora si rispettano tradizioni conservatrici e antiche. Molti anni prima il suo nome infatti era Hanna (Alba Rohrwacher),  ma per poter vivere senza essere dipendente da un uomo, ha dovuto giurare la castità imperitura e decidere di essere uomo. Alcuni anni dopo essere rimasto solo decide di andare in cerca di sua sorella, in Italia. Lì troverà altre tradizioni e potrà svelare a se stesso e agli altri una personalità che aveva sempre dovuto reprimere.

Le protagoniste infatti sono le due sorelle, che combattono entrambe una cultura maschilista e antica che le vuole sottomesse al volere e al pensiero dell’uomo, inteso come genere. La più grande reagisce con il rifiuto e la fuga, la seconda rivendica la sua identità seguendo le leggi della tradizione comune, che le danno gli stessi diritti degli uomini, al costo della sua rinuncia ad essere donna.

In realtà Hanna, quando accetta di diventare una vergine giurata e prende il nome di Mark, non rinnega il suo status di donna, lo assopisce soltanto per il tempo necessario. Il suo femminile riemerge non appena il contesto lo permette, come i fiori sbocciano nuovamente dopo l’inverno.

La storia di Hanna è differente da quella di un’altra protagonista di un film dell’anno scorso, che ha appena vinto l’Oscar come miglior film straniero, Ida di Pawel Pawlikowski. In quest’ultimo la protagonista non sapeva riconoscere il suo essere nel mondo fino a quando non scopre il mondo fuori dal convento nel quale è stata cresciuta. Hanna, invece, sa esattamente “cosa” è, e soprattutto le è molto chiaro cosa non vuole essere, e il suo scoprirsi è più fluido e naturale rispetto alla protagonista del film polacco.

Con la storia di Hanna, Laura Bispuri non fa un discorso sul genere di appartenenza, sul femminismo o sulla libertà, ma vuole piuttosto mostrare ciò che la sicurezza della propria esistenza nel mondo porta: alla consapevolezza della libertà del genere femminile.

Vergine giurata è girato prevalentemente in albanese ed esce in sala il prossimo 19 Marzo.

- Pubblicità -