Widow Clicquot: recensione del film con Haley Bennett e Tom Sturridge – #RoFF18

Il film di Thomas Napper racconta la storia vera della "Grande Dame della Champagne".

Widow Clicquot film recensione

Bianco e nero. Vita e lutto. Due colori che simboleggiano lo stato d’animo di Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot, la vedova Clicquot, vissuta tra il 1777 e il 1866. Widow Clicquot di Thomas Napper racconta la storia vera della “Grande Dame della Champagne”, che sposando François Clicquot divenne poi ereditiera dei vuoi vitigni e della sua attività, dopo la sua morte, in un momento storico in cui alle donne era severamente vietato dalla legge gestire attività di così alto profitto. Haley Bennett e Tom Sturridge guidano il cast del film di Thomas Napper che sarà proiettato alla Festa del Cinema di Roma dopo aver ricevuto l’anteprima al Tiff 2023 dove ha riscosso un discreto successo.

 

Widow Clicquot, la trama

Determinata a portare avanti le teorie del marito sulla chimica del suolo, sulla configurazione delle viti e sulle tecniche rivoluzionarie di imbottigliamento, Barbe-Nicole scommette sulla prossima vendemmia e sul proprio blend di spumanti. Sfidando la capricciosità delle stagioni, l’aggressivo concorrente Monsieur Moët e il codice napoleonico del 1804 che vieta alle donne di gestire le aziende, l’elegante e luminosa vedova si gioca il tutto per tutto. Una donna imprenditrice che diventa il punto di riferimento di un marito visionario, incompreso e volubile. Thomas Napper – con il contributo di Joe Wright – realizza un film dove gli altopiani francesi si mescolano alla brughiera inglese, mani e dita che si toccano e intrecciano, in questa storia d’amore tormentata ma romantica. La prima sequenza iniziale di Widow Clicquot, infatti, ricorda molto Orgoglio e Pregiudizio del 2005 – film per altro diretto da Wright.

Dopo la morte prematura del coniuge Barbe-Nicole è ancora innamorata e affascinata dagli esperimenti d’avanguardia di François. Chiamata Veuve (la parola francese per indicare la vedova) all’età di 27 anni, è determinata a proteggere l’eredità della sua famiglia e a sfidare con coraggio gli uomini – e lo Stato – intenzionati a privarla dei suoi vigneti. Più volte nel corso di Widow Clicquot viene sottovalutata, messa in discussione e additata come la rovina dell’azienda e del buon nome della famiglia del marito. Ancora una volta, come molte volte è successo nelle filmografie di questo ultimo anno (da Women Talking – Il diritto di scegliere a Tàr), il cinema viene utilizzato come specchio della contemporaneità portando storie di donne intraprendenti e audaci che devono combattere in un ambiente prettamente maschile.

Widow Clicquot film

Il segreto della perfetta felicità

Mentre la storia di Barbe-Nicole come imprenditrice di vino e champagne cresce, parallelamente tramite dei flashback assistiamo all’inizio del declino della storia d’amore tra lei e il marito. Il giovane François Clicquot è un visionario tormentato e come tale è sopraffatto dalle sue stesse idee. Dalla continua ricerca della perfezione, la telecamera che si sofferma su ogni singolo chicco di uva e una storia d’amore che viene raccontata come un diario a cuore aperto tra due anime affini che incontrano in un balletto di parole. La continua ricerca della perfezione nel lavoro come anche nella vita cercando di manipolare tutto dalla racconta all’imbottigliamento. Alla fine di Widow Clicquot per quanto il personaggio di Tom Sturridge cerchi di appoggiarsi alla moglie si ritrova solo a combattere contro i suoi stessi demoni dai quali alla fine viene vinto.

Barbe-Nicole, invece, si dimostra non solo meno volubile del marito ma anche in grado di gestire il peso di tutta una azienda e di intere famiglie che lavorano per lei. Rimasta vedova a ventisette anni, la sua unica colpa è non essere un uomo, non far parte di quella cerchia di ricchi viticoltori che si avvicinano a lei per esortarla a vendere un pezzo delle sue proprietà. Il pugno duro con chiunque osi avvicinarsi alle sue terre e alle sue creazioni faranno di Barbe una delle prime imprenditrici del settore dell’enologia le cui creazioni saranno copiate e prese come riferimento dai posteri.

Sei sempre stata tu

La narrazione di Widow Clicquot oscilla tra presente e passato e mette anche al centro la figura di Barbe come giovane donna. Prima in bianco mentre vive l’amore giovanile con cui condivide sogni e speranze. Poi in nero, la morte dell’amore della sua vita, partner sul lavoro. Un lavoro che impara ad amare grazie allo sguardo visionario del marito che la rende partecipe di ogni nuova miscela innovativa. Lui stesso è consapevole dell’importanza della moglie nella sua vita, tanto da affidarle dopo la sua morte tutta l’azienda. Una donna resiliente che anche alla fine, durante il processo alla quale è sottoposta davanti agli occhi di una giuria composta da uomini giudicanti, non si lascia sopraffare rimarcando il punto sulla sua indipendenza e sulla mutevolezza degli esseri umani, fortunatamente, mai uguali a sé stessi.

“Sono felice di essere una donna anche se questo significa perdere i diritti degli uomini”

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