Wolf Call – Minaccia in alto mare, la recensione del film di Antonin Baudry

Wolf Call

Negli scorsi mesi il genere di film con ambientazione all’interno di sottomarini ha trovato nuove voci in capitolo grazie ad opere come Kursk di Thomas Vinterberg e Hunter Killer di Donovan Marsh. Ora anche dalla Francia arriva la possibilità di una nuova immersione nel profondo dell’oceano con Wolf Call – Minaccia in alto mare, diretto dall’esordiente Antonin Baudry.

 

Con una prospettiva atipica per il genere, il film segue la vicenda di Chanteraide (Francois Civil), che a bordo del sottomarino ha il compito, grazie ad un udito particolarmente sviluppato, di riconoscere ogni suono che sente, stabilendo se possa essere una minaccia o meno. Tutti lo reputano il migliore, finché un giorno non commette un errore che pone l’intero equipaggio in pericolo di vita. Per cercare di recuperare la fiducia dei suoi compagni, finirà per mettersi in una situazione ancora più drammatica.

Il film si muove a partire da una domanda apparentemente fuori luogo, ma che si rivela invece particolarmente aderente al contesto in cui viene posta. Cosa succede se la ragione porta a dover uccidere la persona amata per impedirle di commettere un atto terribile? Il regista esplora questo tema all’interno di un film che si prende un respiro più ampio rispetto ad altri di questo genere. Per buona parte dell’ambientazione non ci troviamo a bordo di un sottomarino, ma sulla terra ferma, e questo dà in realtà un senso di spaesamento tanto nei personaggi protagonisti, evidentemente più a loro agio nel profondo dell’oceano; quanto nello spettatore, che fatica ad inquadrare il film in questione.

Wolf Call è appesantito da una prima parte che, pur ponendo delle notevoli premesse drammatiche, appare priva di un ritmo in grado di sostenerne il valore. Come previsto, è nel momento in cui si scende concretamente negli angusti spazi del sottomarino che il film riesce a costruire una buona tensione. Unendo la suggestione dell’ambientazione con il conflitto ora in atto, allo spettatore è finalmente concesso di entrare nel vivo dell’azione, e di trovarsi davanti ad una serie di colpi di scena che favoriscono un buon coinvolgimento.

È anche vero che uno dei principali punti di svolta si basa su di una premessa che appare troppo fragile, rischiando di minare la credibilità di quanto si vede. Ma l’errore umano è dietro l’angolo, e alla fine ciò che conta del film sembra essere seguire i personaggi nelle loro scelte, proprio nel momento di maggior crisi. Baudry riesce così a costruire l’ultima parte della pellicola con un crescendo che ne aumenta il valore, rendendolo in fin dei conti un buon film d’intrattenimento. Si arriva così ad avere una risposta alla domanda precedentemente posta, e se anche il messaggio sul valore della pace arriva in un secondo momento, Wolf Call può rivelarsi un bella sorpresa per gli amanti del genere.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
wolf-call-minaccia-in-alto-mare-la-recensioneNonostante alcune fragilità di sceneggiatura, Baudry riesce a costruire l’ultima parte della pellicola con un crescendo che ne aumenta il valore, rendendolo in fin dei conti un buon film d’intrattenimento.