Regia: Takashi Miike
Trama: Ganchan e la sua ragazza Janet progettano e costruiscono robot ma quando il mondo è minacciato dal malvagio trio Drombo composto dalla bellissima e perfida Miss Dronjo, e dai suoi tirapiedi Boyakki e Tonzula si trasformano nei supereroi Yattaman 1 e Yattaman 2. L’occasione per una nuova impresa si presenta quando la giovane Shoko chiede il loro aiuto per ritrovare il padre, scomparso in Egitto mentre era sulle tracce di uno dei quattro frammenti della potente Pietra Dokrostone: è il momento di una nuova battaglia per il possesso della Drokostone e per il destino del mondo…

Film che vuole piacere per la sua costruzione giocosa e infantile, senza pretesa alcuna di lectio magistralis, con belle donne ridotte a feticci fumettistici e una ridda di situazioni palesemente misogine(tratto tipico del regista, che in questo forse tradisce il soggettista Tatsuo Yoshida).

Se come qualcuno ha detto Yattaman rappresenta il film manifesto di Miike credo che si stia parlando di manifesto mortuario o al limite pubblicitario reclamante paraocchismo a prezzi scontati: questo cinema giapponese soffre della stessa patologia italiana: è incollato ai propri stereotipi, incapace di evadere forme consolidate e troppo spesso ripetute: vacanze e immaturi in Italia, supereroi e mutandine in Giappone.

