Ying (Shadow): recensione del film di Zhang Yimou

Ying (Shadow) - Zhang Yimou - fuori concorso

In laguna, finalmente, tornano un po’ di magia e mistero. Artefice di questo piccolo miracolo di fine mostra è il regista cinese Zhang Yimou che ha presentato fuori concorso a Venezia 75, il suo ultimo film dal titolo Ying (Shadow).

 

La trama di Ying (Shadow)

In Ying (Shadow) Ci troviamo in Cina, durante il cosiddetto Periodo dei Tre Regni, quando il re del regno di Pei (Zheng Kai) decide di cessare la guerra per la riconquista della città di Jing, stringendo un accordo di pace con i suoi nemici e in particolare con il generale Yang. Intanto a palazzo il comandante delle guardie trama in segreto con sua moglie per riprendere il controllo su Jing. Ma con la comparsa di un uomo, il sosia del comandante (Deng Chao), il regno cadrà nello scompiglio e le vite di tutti i suoi sudditi saranno messe in pericolo.

Ying (Shadow) - Zhang Yimou

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Dopo aver vinto due Leoni d’Oro – per La storia di Qiu Ju (1992) e Non Uno di Meno (1999) – e un Leone d’Argento – per Lanterne Rosse (1991) –, il maestro Zhang Yimou torna a Venezia, seppur fuori concorso, con una nuova spettacolare opera, Ying (Shadow), che sembra mostrarci un’estetica del tutto inedita per il regista cinese. I cultori del genere e dei wuxia movie, ma anche semplicemente gli appassionati del cinema di Yimou, riconoscono nella cinematografica del regista alcuni tratti distintivi.

Il singolare cromatismo caratteristico di tutte le opere di Yimou subisce con Shadow un mutamento sostanziale. Le tinte calde come l’oro, il giallo e il rosso acceso, iconiche dei suoi film degli anni novanta, stavolta lasciano il posto a colori scuri e tetri come il nero, il grigio, l’argento associati ad un bianco quasi accecante; se non fosse per i volti dei protagonisti, Ying sembrerebbe quasi un film in bianco e nero. Proprio come il suo titolo – shadow, dall’inglese ‘ombra’ -, l’intera pellicola sembra immersa nell’oscurità, avvolta dalle ombre che infestato il regno.

La mancanza di colore tuttavia non intacca di certo la bellezza di Shadow. Questo nuovo stile, minimale dal punto di vista cromatico, rivela lo specifico desiderio del regista di sperimentare un nuovo stile, conciliando tradizione e modernità. Il bianco e nero caratteristico dell’opera, infatti, è caratteristico dall’antica arte cinese dei disegni con inchiostro di china. Per Yimou tramandare alle generazioni future la cultura millenaria del suo paese è stata sempre una priorità e con Ying, il regista fa un passo avanti proprio in quella direzione. Anche la scelta dell’argomento del film non è casuale per Yimou. In Shadow si parla, infatti, di ombre, personaggi leggendari e misteriosi quasi del tutto ignorati nella cinematografia cinese. Le ombre erano uomini comuni utilizzati come sosia di personaggi politici importanti; in questo modo re, principi e comandanti restavano al sicuro mentre le ‘ombre’ rischiavano la vita al posto loro.

Ying (Shadow) - Zhang Yimou - fuori concorso Venezia 75

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Siamo di fronte a un film wuxia dalla trama assai complessa e avvincente, seppur non particolarmente originale, piena di colpi di scena e dalla messa in scena a dir poco spettacolare. Come sempre accade nelle storie di Zhang Yimou, nulla in realtà è ciò che sembra e la distinzione tra giusto e sbagliato non è poi così netta; luce e ombra, bene e male, amore e odio, onore e codardia, continuano a confondersi e confondere. Ciò che però distingue l’opera di Zhang Yimou dagli altri film dello stesso genere è senza dubbio la sua resa visiva; combattimenti epici con ombrelli fatti di lame, duelli all’ultimo sangue, città prese d’assalto – la riconquista di Jing da parte dei ‘ribelli’ è una scena a dir poco eccezionale -, addestramenti a passi di danza, tutto è costruito per lasciare a bocca aperta lo spettatore.

Pur non essendo il migliore tra i film della cinematografia di Zhang Yimou, Ying (Shadow) riesce a catturare l’attenzione del pubblico e ad emozionare per la sua indescrivibile bellezza e potenza visive, un film da gustare fino all’ultima scena e che farà impazzire gli appassionati del genere wuxia.

Ying (Shadow) - Zhang Yimou - Venezia 75

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Carolina Bonito
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Carolina Bonito
Appassionata di cinema e televisione sin dai tempi del Big Bang, è adesso redattrice di Cinefilos e Cinefilos Serie tv e caporedattrice per Lifestar.
ying-shadow-recensione-zhang-yimou"Il singolare cromatismo caratteristico di tutte le opere di Yimou subisce con Shadow un mutamento sostanziale. Le tinte calde come l’oro, il giallo e il rosso acceso, iconiche dei suoi film degli anni novanta, stavolta lasciano il posto a colori scuri e tetri come il nero, il grigio, l’argento associati ad un bianco quasi accecante; se non fosse per i volti dei protagonisti, Ying sembrerebbe quasi un film in bianco e nero. Proprio come il suo titolo – shadow, dall’inglese ‘ombra’ -, l’intera pellicola sembra immersa nell’oscurità, avvolta dalle ombre che infestato il regno. "