Arriva in anteprima assoluta per l’Italia al RomaFictionfest, come evento speciale, THE PRISONER, remake dell’omonima serie tv Cult inglese del 67’, e a presentarcela arriva il protagonista Jim Caviezel (La passione di cristo, La sottile linea rossa).
In leggero ritardo sulla tabella
di marcia, il sorridente Jim arriva al photocall con uno
sharme da attore importante qual è. Dopo aver salutato la sala
inizia la conferenza stampa e sin dalle prime battute,
senza ma dimenticare di regalarci il suo bel sorriso, l’attore
inizia a parlare del suo personaggio e del nuovo remake, che dal 22
Luglio sarà trasmesso su FOX. Sottolineando come sia difficile
trovare ruoli stimolanti e ricchi di spessore interpretativo,
attraverso alcuni esempi della sua esperienza ci svela come nel suo
lavoro cerca sempre di scegliere il materiale migliore e
soprattutto di qualità, come appunto è successo con Prisoner.
“Non ho visto la serie tv degli anni 60, sinceramente preferisco
non vedere perché rischierei di non riuscire a dare nuova linfa ai
personaggi. Non ho visto nè le precedenti interpretazioni di Gesù,
quando feci la passione, nè le rivisitazione del Conte di
Montecristo. Non cerco di rifarmi a qualcosa già vista ma di dare
io stesso un contributo all’originalità e alla freschezza di
interpretazione dei miei personaggi. Ho avuto la fortuna di
lavorare con registi grandiosi come Malick, Gibson, Tony Scott. Il
lavoro affrontato con The Passion è stato importantissimo per me,
mi ha cambiato , mi ha avvicinato di più al cristianesimo. Ho
sofferto durante le ripreso, avevo continui problemi, e alla fine
ho perso molto peso, ma questo sacrificio ha reso possibile
riuscire ad interpretare il personaggio con originalità, e poi ho
sempre pensato che il film parlasse dell’amore, vorrei sempre poter
affrontare sfide così impegnative per i giusti ideali e le giuste
cause.”
“So che la prima serie riguardava i temi scottanti della guerra fredda, e una critica alla Russia, con questo nuovo lavoro abbiamo cercato di contestualizzare le tematiche prettamente politiche ai giorni nostri.”
Poi gli è stato chiesto come trovava Roma oggi: “Adoro Roma, ai
tempi di The Passion passai molto tempo qui, mi piace ammirare
tutte le straordinarie opere che ha questa città, quando
cercavo di trovare ispirazione nell’interpretare il personaggio di
Gesù, mi sono ispirato molto al lavoro artistico di Michelangelo,
Da Vinci, etc. E’ incredibile come in giovane età Michelangelo sia
riuscito a compiere un’opera come il David, ricordo di aver letto
che gli fecero una critica sulla sua grandezza, e sulla sua
ossessionata ricerca dello sguardo giusto, io penso che la
grandezza sia quella interiore e che non ha tanto importanza
l’aspetto esteriore.”
Altre domande gli sono state rivolte sul come il suo personaggio
sia un ribelle: “Io credo che al mondo esistono due tipi di
ribelli: uno con una causa, l’altro senza. James Dean è un ribelle
senza causa, io in Prisoner sono un ribelle che ha una causa.”
Una anche sul suo compagno di set Ian McKellen: “E’ un attore straordinario, quando sul set ti confronti con professionisti di questo calibro devi sempre riuscire a dare il mille per mille, per non sfigurare. E’ stimolante, è una persona fantastica e rispettosa. Se non c’era lui non sarei mai arrivato a fare questo film”.
La miniserie, scritta da Bill Callagher e diretta da Nick Hurran, ruota intorno a Michael, un newyorkese che , dimessosi dal lavoro che viene rapito da un gruppo di sconosciuti e si trova improvvisamente in una cittadina ai confini del deserto, chiamata “Il Villaggio”. Su tutto e tutti vigila il due (Ian McKellen), anziano del villaggio che accoglie Michael, e cerca di farlo ambientare.