Burnt- Il Sapore del successo la conferenza stampa con Bradley Cooper

Si è svolta oggi, nella suggestiva cornice dell’Hotel de Russie, la conferenza stampa per presentare il film Burnt, commedia che uscirà in Italia con il titolo Adam Jones- il sapore del successo. Sono presenti in sala il protagonista Bradley Cooper, Sienna Miller, Riccardo Scamarcio e i delegati della Leone Film Group Raffaella Leone e di Rai Cinema Paolo Del Brocco.

 

Appena accomodati, la prima domanda riguarda, in generale, proprio il fenomeno dei reality basati sulla cucina (pensiamo all’onda Masterchef, per esempio): Bradley Cooper e lo sceneggiatore Steven Knight si sono mai interessati a quest’ultimi per prepararsi al film, scrivendolo al meglio e cavalcando anche l’onda del loro successo?

Cooper è cresciuto guardando programmi di cucina, i quali gli hanno insegnato tanto, insieme a documentari vari come uno, fondamentale, prodotto dalla BBC che fece da apripista mostrando la sfida perpetuata da Gordon Ramsey mentre tentava di conquistare la terza stella Michelin: prima prova tangibile per mostrare realmente cosa accade in cucina, il dietro le quinte di una scalata al successo.

Ma Bradley Cooper, nella vita, è competitivo come il suo personaggio nel film, Adam Jones?

Assolutamente sì, risponde, e la cosa che ama di più del cinema è l’aggregazione che li spinge a lavorare tutti insieme per raggiungere uno scopo, rispettando le direttive di un regista; questo non accade in cucina, dove però è comunque fondamentale la presenza e il contributo degli altri. Tutti insieme, lavorando, riescono a creare un legame collaborando; ad esempio, sul set stesso di Burnt hanno cucinato realmente tutti insieme, elemento che ha creato una forte carica emotiva mista a coinvolgimento.

A proposito della connessione tra Riccardo Scamarcio (che nella pellicola interpreta l’amico e aiuto cuoco Max) e Cooper: cosa si sono insegnati reciprocamente?

A parte le varie ricette, con il tradizionale contrasto Italia- America, questo elemento “di sfida” e scambio ha reso più saldo il loro legame sul set, tant’è che alla fine hanno cucinato per loro, lontani dalle riprese, sperimentando: connessioni che non potevano accadere e che invece si sono verificate, creando un meraviglioso clima in cui lavorare e far progredire il loro sforzo sul set parallelamente alla loro amicizia.

Burnt 3Un’altra domanda ha coinvolto entrambi i protagonisti, sia Cooper che la Miller, tornati a lavorare insieme sul set dopo l’esperienza di American Sniper, diretti da Clint Eastwood: com’è stato ritrovarsi sul set?

La Miller, prendendo la parola, replica che si tratta di esperienze diverse: nel primo film c’era una carica emotiva enorme, qualcosa di totalmente diverso rispetto a questa commedia a base di chef e dal tono dramedy; due generi talmente differenti da riconfermare la classica schizofrenia del mestiere d’attore.

Riguardo al discorso della competizione e della collaborazione, Cooper aggiunge che anche nella sua vita conta molto la collaborazione e il gioco di squadra: fare cinema è il risultato di questo processo, un’attività diversa da altre individuali; nel creare un film c’è un lavoro di squadra, uno scambio reciproco, che li costringeva a cucinare gomito a gomito, insieme, per tre settimane, affiancati da veri chef, loro che nella vita certo non cucinano in un lussuoso ristorante! E la portata finale altro non era che l’apice di questo lavoro di squadra.

Lo chef Marcus Wareing, che ha “allenato” i protagonisti per farli calare al meglio nei loro ruoli in cucina, è stato il modello sul quale si è basato Cooper, osservando il suo comportamento, come alcuni piccoli gesti rituali in cucina: una serie di minuzie e dettagli ai quali si è ispirato profondamente, anche se l’attore ha scelto di lasciarsi ispirare anche da Gordon Ramsey o da Marco Pierre- White, tutti chef per ben tre volte stellati; ma il personaggio di Adam Jones è stato creato senza una specifica fonte, un modello, piuttosto è un paradigma di influenze.

Un’altra domanda riguarda i loro “coltelli”: come ogni chef ha i suoi strumenti di lavoro, dai quali non si separano mai, è così anche per gli attori?

Secondo Cooper basta la loro presenza, essendo attori, costituita da un’unione inscindibile tra corpo e voce, ciò che hanno di più caro e che serve loro per lasciarsi andare a performance ogni volta diverse; Sienna Miller, oltre ad essere d’accordo con Cooper, aggiunge che anche le esperienze di vita acquisite servono ad incrementare le proprie  abilità d’attore; anche la curiosità è una molla importante che spinge ad incrementare le proprie performance ma soprattutto l’analisi e l’osservazione degli altri.

Scamarcio aggiunge che gioco e anarchia sono due direttive importanti, insieme alla disciplina- antitetica, ma necessaria.

Nel percorso professionale di Cooper Burnt è venuto subito dopo American Sniper, ma solo per una questione pratica (doveva debuttare subito dopo in teatro con The Elephant Man); ha cercato subito delle connessioni assurde tra i due personaggi- così antitetici, lo chef e il cecchino- ma in realtà si è reso subito conto che non ci sono linee guida che lo hanno spinto a compiere questa scelta: tutto è stato dettato solo dall’istinto.

E il rapporto del cast presente oggi con la cucina?

Sienna Miller ama molto cucinare: la madre, una cuoca esperta, le ha trasmesso la passione e i ricordi in cucina sono i migliori che ha, perché il cibo è un momento di aggregazione e amore, unisce le persone.

Scamarcio, altro appassionato di cucina, trova quei momenti decisamente aggreganti, i modi migliori per condividere emozioni ed esperienze; Cooper, unendosi ai suoi colleghi, ribadisce che ama cucinare e che si è lasciato ispirare da sua nonna, cuoca severa ma presente: ha imparato tutto da lì, tant’è che poi- prima di avere successo come attore- ha lavorato come cuoco addetto alle preparazioni nella cucina di un ristorante. Ed è stato proprio interessante ritrovarsi nei panni di uno chef non dittatoriale, anzi, una figura atipica; passione e lavoro insomma, la cucina nella vita e nel lavoro, sulla scena.

L’ultima domanda è riservata alla Miller per analizzare meglio il suo rapporto con la bambina che in scena interpretava sua figlia, mentre a Cooper viene chiesto se, quando si è ritrovato a condividere la scena con Emma Thompson, si sono attenuti ad un copione o si sono lasciati andare all’improvvisazione.

La Miller ha ammesso che lavorare con la bambina è stato fantastico, anche se spesso è terribilmente difficile condividere con loro la scena; Cooper, dal canto suo, ammette che hanno lasciato spazio all’improvvisazione, soprattutto per le scene più lunghe (20-30 minuti): lo sceneggiatore Knight ne era consapevole, e sapeva bene che era impensabile che non ci fossero momenti nati sul momento e un dialogo fitto, continuo e costante frutto del clima del momento. Alcune scene sono nate lì per lì, letteralmente, e ha avuto anche il privilegio di sperimentare e di condividere le scene con la Thompson ma anche con Uma Thurman, una grande professionista con la quale sognava di recitare da tempo.

Il film verrà distribuito in 300 copie a partire dal 26 Novembre.

 

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