In grazia di Dio recensione del film di Edoardo Winspeare

Finis Terrae: Leuca. La crisi che ha messo in ginocchio l’intera Europa colpisce anche la piccola fabbrica che Adele porta avanti con suo fratello Vito, sono costretti a chiudere. Vito, dopo aver tentato i soldi facili sobillato dall’ex marito di Adele, abituato a vivere di espedienti, parte per la Svizzera. Adele, sua sorella Maria Concetta, con la passione per la recitazione e sua figlia Ina si trasferiscono nella casa di campagna della madre di Adele, dove iniziano a coltivare la terra. La vita scorre e si trasforma, la terra diventa nuova fonte di vita.

 

In grazia di Dio recensioneEdoardo Winspeare, nome “straniero” che però da quasi un decennio racconta con i suoi film il Salento, terra di confine, terra di conquista, da parte dei ricchi stranieri e italiani che vogliono accaparrarsi la sua naturale bellezza. Ma non tutto è in vendita, dicono le donne di questo film, soprattutto i legami famigliari e il legame con la terra di origine.

Winspeare realizza un film definito “a km 0” perchè girato con gente del luogo, attori non professionisti, nel luogo stesso di appartenenza e valorizzando, grazie anche alle forze locali come l’Apulia Film Commission e la Banca Popolare Pugliese un film la cui storia prende molto spunto dalla realtà che viviamo in questi anni.

Ciò che è diverso dal solito è la forza delle quattro protagoniste, tutte donne, di tre generazioni diverse, ma con lo stesso sangue, che dimostrano nei loro gesti, nelle loro parole, il loro attaccamento all’unica cosa di cui non ci si può liberare: la propria origine. Sono donne in ribellione con loro stesse, ma che restano sempre ferme nello stesso punto, che si ribellano per poi accettare, che urlano per poi tacere. La ribellione è più una sopravvivenza, ma forse è anche l’unico modo per poter andare avanti. Il territorio è ricchezza e gabbia allo stesso tempo, pare. Una madre acida da cui scappare, ma alla quale alla fine, non si può che tornare.

Ci sono echi di neorealismo, di padron ‘Ntoni e di Terra Trema, ma anche di cinema italiano più recente come Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, con il quale condivide molti aspetti ma sicuramente dal quale si distacca per la scelta di un cast tutto femminile ma di attrici non professioniste, che però rendono perfettamente le modalità di relazione e anche di pensiero, delle donne che rappresentano.

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