Arriva il 2 febbraio in sala, dopo la presentazione a Venezia 73, La battaglia di Hacksaw Ridge, nuovo film da regista di Mel Gibson, candidato a sei premi Oscar.

 

Alcune vite non sono come le altre. Non lo sono quelle degli uomini che scelgono di vivere da eroi, non lo sono quelle che ha deciso di raccontare Mel Gibson nella sua carriera da regista. Partendo da Braveheart, passando per La Passione di Cristo, lo statunitense si è sempre più focalizzato sui percorsi formativi di giovani uomini che si trasformano da comuni a straordinari. Non fa eccezione quest’ultimo La battaglia di Hacksaw Ridge dove il protagonista Desmond Doss, uomo realmente esistito, si arruola nell’esercito come obiettore di coscienza. Si rifiuta quindi di portare, toccare ed usare armi durante i conflitti e decide di dare il suo contributo al suo paese esclusivamente come soccorritore. Una scelta folle che non tutti capiscono ma che alla fine viene acclamata ed incensata. Proprio questo scarto è quello che interessa al regista che divide il film nettamente in due parti. La prima, quella della quotidianità del futuro eroe, e la seconda, quella dell’ascesa fino alla santificazione.

La battaglia di Hacksaw Ridge, il film

La battaglia di Hacksaw RidgePurtroppo però i due segmenti non si equivalgono qualitativamente. Infatti la grande forza del film risiede esclusivamente nella narrazione del conflitto a fuoco dove proprio il personaggio principale viene messo in secondo piano. Le scene di guerra sono girate magistralmente e raccolgono tutta l’attenzione dello spettatore, cosa che non riesce a fare il carisma del personaggio di Doss che è del tutto assente durante tutta la presa di coscienza dei suoi mezzi.

L’estetica che Gibson sfacciatamente ostenta, i continui riferimenti alla Bibbia e le simmetrie tra la sua esistenza e quella di un santo non riescono comunque a far creare la giusta empatia con il protagonista che rimane schiacciato sotto i più interessanti elementi di contorno. Serviva una scrittura più realistica e caratterizzante piuttosto che quella ricoperta di retorica e classicismo che si ritrova ad interpretare un Andrew Garfield assolutamente fuori contesto. Non c’è dubbio che di questi tempi l’intento di un film del genere fosse anche quello di mandare un messaggio simbolico sotto forma di parabola, ma se un po’ del sangue, della polvere, delle viscere che si vedono nel combattimento fossero state usate anche per restituire un sentore di umanità al personaggio principale il risultato finale sarebbe stato veramente notevole.

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RASSEGNA PANORAMICA
Martina Ponziani
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la-battaglia-di-hacksaw-ridgeNon c’è dubbio che di questi tempi l'intento di un film del genere fosse anche quello di mandare un messaggio simbolico sotto forma di parabola, ma se un po’ del sangue, della polvere, delle viscere che si vedono nel combattimento fossero state usate anche per restituire un sentore di umanità al personaggio principale il risultato finale sarebbe stato veramente notevole.