Molto forte incredibilmente vicino film

Uscito il 20 gennaio negli Usa, candidato all’Oscar 2012 come miglior film, programmato qui in Italia per marzo e poi slittato al 23 maggio, finalmente arriva nei nostri cinema Molto forte, incredibilmente vicino, il film drammatico diretto da Stephen Daldry e tratto dal bellissimo e omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.

 

Molto forte, incredibilmente vicino: la trama

Il piccolo Oskar è un bambino strano, ha paura di ogni cosa, ha difficoltà a parlare con gli estranei, ama il padre sopra ogni cosa e solo con lui ha un rapporto speciale, fatto di indovinelli, ricerche e spedizioni, piccoli sotterfugi che il padre utilizza per spingere il figlio a non aver paura del mondo. La tragedia dell’11 settembre però strapperà alla vita il papà di Oskar, lasciandolo nella disperazione più totale dal momento che il ragazzino non riesce a trovare un senso all’attentato e alla morte del padre. Ad un anno dal “giorno peggiore”, così come Oskar lo ha ribattezzato, lui trova una chiave negli oggetti del padre e decide di andare alla ricerca della serratura che quella chiave apre, convinto che quello sia il senso della morte del padre e l’ultimo messaggio che ha voluto lasciargli.

Molto forte, incredibilmente vicino recensione film

Avvincente e tragico

Molto forte, incredibilmente vicino si annuncia già vincente, per pochi e semplici elementi che lo caratterizzano: il protagonista bambino, uno straordinario Thomas Horn; una tragedia sconvolgente e coinvolgente sullo sfondo della vicenda; attori del calibro di Tom Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow a fare da comprimari; un regista che sa il fatto suo. Stephen Daldry, che con Molto Forte Incredibilmente Vicino colleziona la sua quarta nomination agli Oscar su quattro film realizzati, propone un film che non si crogiola nel ricatti emotivo e nella sofferenza gratuita, ma che risulta sinceramente drammatico e coinvolgente, condotto con un’eleganza tale da rendere New York non solo bellissima, ma anche luminosa, opprimente e sconcertante a seconda dello stato d’animo del protagonista.

Un ragazzino, questo Thomas Horn, che promette di avere un bel futuro al cinema, considerati i suoi enormi occhi tristi e la sua impressionante bravura; ma dopotutto Daldry non è nuovo alla collaborazione con giovani attori, dal momento che con Billy Elliot ha fatto di Jamie Bell una rivelazione cinematografica e di se stesso uno dei migliori registi della sua generazione. Ma è la potenza emotiva della storia a realizzare in questo film la vera quadratura del cerchio, la caratterizzazione dei personaggi, la misteriosa presenza del personaggio interpretato da Max Von Sydow e il dolore, la ferita aperta per un evento che ha spaccato il cuore di una Nazione, un dolore ancora fresco nonostante i 10 anni trascorsi dal quel “giorno peggiore”.

Interessante la partitura realizzata da Alexander Desplat, che in questo film sembra aver preso lezioni da Philip Glass, già collaboratore di Daldry in The Hours; il risultato è una colonna sonora coinvolgente e poetica, che accompagna le immagini e i movimenti di macchina, raccontando con una quarta dimensione la ricerca di senso che Oskar vuole portare a termine a tutti i costi. Se proprio il film ha un difetto, questo va cercato nell’estrema lunghezza, nell’indugiare troppe volte su piani e inquadrature che ne dilatano oltre modo la durata, ben 2 ore e 9 minuti. Molto Lungo Incredibilmente Commovente.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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