Nel 1986 a Bra, Carlo Petrini
fonda l’associazione gastronomica ArciGola e tre anni dopo lancia a
Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce
come resistenza al fast food. Senza mai lasciare la sua cittadina
di ventisettemila abitanti, Petrini detto Carlìn, crea un
movimento che oggi esiste in 150 Paesi e che trasforma per sempre
la gastronomia. Il documentario ripercorre la storia di un gruppo
di amici di provincia, tra passioni politiche e riti contadini.
Strefano Sardo già
sceneggiatore di film quali La doppia Ora e della
serie tv italiana In Treatment, dirige il suo primo
documentario incentrato sulla vita di Carlo Petrini e la sua
rivoluzione pacifica che va avanti da 25 anni. La struttura del
racconto è divisa in diversi capitoli supportata da un grande
lavoro di animazione grafica che funziona da raccordo visivo e pone
una certa andatura insieme al punto di vista e la voice over
dell’amico Azio. Quest’ultimo, accompagnerà lo spettatore verso la
storia del Petrini e di come le amicizie, le piccoli intuizioni e
il modo d’essere siano state l’elemento vitale di una rivoluzione
planetaria. La storia procede su due diversi piani di narrazione,
la sfera privata, con la quale abbiamo a che fare per una buona
prima parte del documentario; in cui vecchie testimonianze, foto di
repertorio e filmini di feste locali o familiari tracciano la
biografia e la personalità del Carlìn. L’altra sfera è quella
politico-sociale, nata con Radio Bra e pian piano si è
spostata a eventi mondani e televisivi con personaggi celebri, che
hanno aumentato la portata del movimento fino ad incontrare realtà
nuove che gli hanno fornito spunti per altri progetti quali
Terra Madre e L’università di Scienze Gastronomiche.
Il documentario è una mescolazione di voci e colori così da creare
un manifesto ma conferendogli quel giusto spessore da cui è nato il
pensiero dello Slow Food e in quanti ambiti esso si sia riversato.
Questo viene più volte sottolineato e contrapposto a un repertorio
audiovisivo di forte richiamo per l’immaginario collettivo che
diverte la sala.
Ciò che emerge in 73′ di
documentario è il grande lavoro di selezione e di montaggio che è
stato rifinito da
Stefano Cravero, in cui la
qualità e le origini diverse del materiale rendono il film
informale e conviviale. Lo spettatore entra in un ottica di
incontri ironici e divertenti sull’esistenza “Slow” enfatizzata dal
bel lavoro di musica popolare di Valerio Vigiliar.
Slow Food Story è un buon documentario su una piccola ma grande intuizione del vivere italiano, che ha in un certo modo globalizzato la cultura del “diritto del piacere” locale. Ciò che manca in questo racconto è un bilanciamento sulle difficoltà sociali e ideologiche con cui hanno dovuto combattere. E allo stesso tempo, l’eccessiva ridondanza di feste e canti che ribadiscono un concetto già testimoniato dall’affetto degli amici del Carlìn.
Dal 30 Maggio al Cinema.